R oma - "Patrizia, detta Patrizietta. Non ci crederete, ma è riuscita a realizzare ciò che sempre aveva desiderato: ha presto abbandonato la matematica e gestisce una preziosa scuola di danza, classica e moderna, dove ovviamente insegna i balli latini". Poi ci sono Mimmo, Marcello,Claretta e altri ancora. Non sono personaggi della fantasia, ma giovani rivoluzionari degli anni '70, ma non parliamo degli 'anni di piombo', ma di una crociera di 13 giorni sulla motonave sovietica Subinov con a bordo 250 giovani italiani, altri spagnoli e greci. In tutto un migliaio che andavano a Cuba per partecipare all'XI festival della gioventù a L'Avana. La prima tappa del viaggio è Barcellona. Il libro è scritto da Sandro Medici, giornalista ex direttore del Manifesto ed ex amministratore comunale di Roma. Anche lui, all'epoca, su quella nave. Un racconto che mostra un lato quasi inedito di quella generazione, forse il lato piuù umano e interessante. "Demasiado. La crociera dei rivoluzionari mancati" (DeriveApprodi- collana Narrativa a 220 pagine, 15 euro).
INVASIONI DI CAMPO, CANTI SGUAIATI E DELIRIO STORDENTE
In queste pagine Medici fa trasparire le aspettative ma soprattutto i sentimenti di quei giovani rivoluzionari. La sintesi? Eccola: "Dopo trentatre' riunioni, undici assemblee plenarie, una ventina di incontri ristretti, un gran numero di stancanti chiacchiericci, seriosi confronti e discussioni concitate, oltre a cinque corsi di formazione e approfondimento, per lo più trascurati e disertati. Dopo svariati ingaggi senza regole, maneschi corpo a corpo, confronti a brutto muso e attacchi a tradimento, micidiali dai-e-vai ed entrate a gamba tesa, tre cortei interni, una mezza dozzina di invasioni di campo, varie occupazioni di sale, palcoscenici, piscine, cucine, lavanderie, spogliatoi, infermerie, gabinetti e uno, anzi due assalti alla presidenza. Dopo una dozzina di feste notturne, tre corsi di ballo latino, samba, salsa e tango, più diverse esibizioni di rock acrobatico, innumerevoli quanto infauste partecipazioni a eventi o spettacoli, con decine di prove arrangiate e ansimanti. Dopo reiterate improvvisazioni musicali eseguite in ogni dove e senza ritegno, canti strappati e sguaiati, archi allentati, fiati sfiatati, chitarre scordate e percussioni scartavetrate. Ecco, dopo tutta questa gigantesca pappareale, in una attesa consumata nella più totale frenesia, in un delirio stordente, rincorrendo albe e tramonti che non erano quasi mai quelli previsti. Dopo insomma questo straripante dispiego di fiati, sudori, nervi, pulsioni, umori, oltre a impudichi fluidi, ebbene, dopo tutto ciò, il dubbio che avessimo smarrito la meta o che ce la avessero segretamente rubata o che proprio non ci fosse alcuna meta, credetemi, non sembrava così astruso. Eravamo arrivati".(AGI)