V enezia - "Venezia sta rilevando con gli strumenti propri l'estrema varieta' del cinema italiano". A dirlo il direttore della Mostra del Cinema di Venezia, Alberto Barbera, parlando di cosa la kermesse fa per il settore italiano. "Se non fossi convinti della selezione sarei schizofrenico. Qualcuno ha criticato la messa in concorso di un film (l'italiano Piuma, ndr) che era forse prevedibile che dividere. Ma succede cosi' spesso che siamo nella norma, non nell'eccezione", ha aggiunto ancora. Per Barbera quello che emerge dalla mostra e' che "in un contesto difficile, in assenza di grandi maestri, abbiamo cercato di testimoniare l'esistenza di una vitalita' che c'e'". "Se il 95% delle pellicole in sala e' fatto da commedie - ha continuato - c'e' un cinema che ricerca, che non si accontenta, che insegue la qualita'", confrontandosi anche "con forme difficili come il documentario concettuale", quale ad esempio Spira Mirabilis, in concorso al Lido. "Non abbiamo mai immaginato di non avere italiani in concorso", ha sottolineato Barbera rispondendo a una domanda sul tema e spiegando che le opere 'nostrane' visualizzate sono state oltre 120. Sulla maggior presenza di divi, poi, Barbera ha precisato che "e' legata al fatto che i divi ci sono a Venezia quando stanno nei film e quest'anno sette americani in concorso e altri fuori".
Una "forte presenza perche' questa stagione del cinema americano e' ricca di opere interessanti e significative", ha aggiunto. Una circostanza che si verifica anche, ha spiegato il presidente della Biennale Paolo Baratta, perche' "in parte selezioniamo e in parte siamo selezionati". Se infatti c'e' "una concorrenza spietata fra festival", nel momento in cui i divi sono al Lido e' perche' hanno scelto la mostra di Venezia per lanciare il proprio film. "Occorre una sofisticata attenzione a cio' che accade attorno per poter selezionare ma anche fare duecento pressioni per poter essere selezionati. Ce l'abbiamo fatta ad essere un festival selezionato da quelli che possono selezionare", ha detto. "Questo - ha concluso Barbera - non vuol dire che ci impongono film ma che ce ne propongo prima magari che a Toronto. Una delle ragioni della credibilita' di Venezia e' il suo rigore, la capacita' di dire no a film che non ci piacciono". (AGI)