R oma - Gli Stati Uniti sono un Paese giovane, senza una letteratura epica, né poemi storici significativi. A tale mancanza, però, da circa un secolo suppliscono grazie a un'invenzione moderna, francese, che proprio negli Usa ha dato vita a una delle industrie più prolifiche, ricche e potenti del mondo: il cinema. Sul grande schermo gli Usa hanno raccontato una propria tradizione epica in cui cavalieri, eroi, draghi, pulzelle sono sostituiti da cow boy buoni, pellerossa cattivi ed eroi reduci dalla guerra del Vietnam. E proprio quest'ultimo conflitto mai dichiarato, che vide gli americani impegnati attivamente per una decina di anni nella giungla di uno dei Paesi più inospitali del mondo, in 40 anni è stato oggetto di decine di film.
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Pellicole che hanno spostato l'attenzione, nell'immaginario collettivo, dall'aspetto politico (con relative colpe delle varie amministrazioni Usa) a quello umano della sporca guerra.
La nuova 'epica del Vietnam' si distingue in pellicole sul conflitto, che raccontano momenti particolari della guerra, e altre che trattano di reduci mentalmente disturbati e sofferenti, sopravvissuti alla guerra ma pur sempre vittime alla stregua degli stessi vietnamiti. A parte una serie di pellicole di propaganda prodotte durante il conflitto, di cui la più nota è 'Berretti verdi', film del 1967 di e con John Wayne, la prima a trattare dei reduci è 'Taxi driver' di Martin Scorsese con Robert De Niro.
Negli anni questo genere di pellicole si è moltiplicato con grandi protagonisti: da Stallone della serie 'Rambo' a William Hurt impotente e drogato in 'Il grande freddo' di Lawrence Kasdan, da Matthew Modine e Nicholas Cage in 'Birdy - Le ali della libertà' di Alan Parker al veterano senza gambe Tom Cruise in 'Nato il 4 luglio' di Oliver Stone, da Tom Hanks soldatino perfetto ed eroe inconsapevole in 'Forrest Gump' di Robert Zemekis al divertente e 'fumato' John Goodman in 'Il grande Lebowsky'dei fratelli Coen, dal militare pluridecorato Robert De Niro che cerca di salvare l'amico ormai psicopatico Christopher Walken in 'Il cacciatore' di Michael Ciminò ai ragazzi spensierati distrutti dalla guerra nel musical 'Hair' di Milos Forman.
Molte altre pellicole, invece, hanno raccontato episodi della guerra del Vietnam, come un'antologia epica in cui l'occhio del regista ha sempre associato soldati americani e vietcong, entrambi vittime del sistema e della politica 'cattiva', senza entrare mai nel merito del conflitto. Tra i film più famosi, 'Apocalypse Now' di Francis Ford Coppola, 'Platoon' di Oliver Stone, 'Full Metal Jacket' di Stanley Kubrick, 'Good morning Vietnam' di Barry Levinson, 'Hamburger Hill: collina 937' di John Irvin, 'Vittime di guerra' di Brian De Palma, 'Bullet in the head' di John Woo.
Oggi, dopo oltre 40 anni dalla fine del conflitto, il Vietnam inizia a perdere interesse anche per il cinema e sono sempre più rari i film i cui protagonisti siano direttamente o indirettamente ricollegabili a quella guerra. Oggi Hollywood preferisce i reduci di guerre più recenti. E il bacino in cui cercare è vastissismo. (AGI)