AGI - Eccezionale recupero e sequestro di reperti archeologici risalenti alla civiltà etrusca nella zona di Città della Pieve, in Umbria, da parte dei carabinieri del Comando Tutela Patrimonio Culturale (TPC) e due persone indagate dalla procura di Perugia per furto e ricettazione di beni culturali.
I reperti (per un valore presuntivamente stimato di 8 milioni di euro), erano destinati al mercato estero del collezionismo privato ma i due indagati ancora non erano riusciti a trovare i compratori. Il sito dello scavo è in un terreno di proprietà dei due, dove avevano effettuato lavori di sbancamento, ma una legge a tutela del patrimonio culturale impone la segnalazione del rinvenimento di beni che sono considerati proprietà dello Stato, e se i due l'avessero fatto, avrebbero avuto diritto a una ricompensa pari al 50% del valore di quei beni.
I reperti sono 8 urne funerarie e due sarcofagi, uno dei quali contenente lo scheletro di una donna che secondo gli esperti sarebbe morta all'età di 40-45 anni e che avrebbe avuto anche dei parti. Per gli esperti si tratta di uno dei più importanti recuperi di manufatti etruschi mai effettuato durante un'operazione investigativa. Si ritiene che i reperti, trovati dai due durante lavori di sbancamento, rimandino alla 'gens' etrusca Pulfna, e già nel 2015 nella stessa area di Città della Pieve era stato trovato occasionalmente un ipogeo dei Pulfna, famiglia presente anche nel territorio di Chiusi.
E ora proprio il fatto che le opere sequestrate siano riferibili a un unico ipogeo rendono ancor più rilevante il valore archeologico, artistico e storico del recupero stesso. In una conferenza stampa tenuta presso la Caserma La Marmora, sede del Comando carabinieri TPC, dove sono stati trasferiti momentaneamente i reperti, sono stati illustrati i primi elementi dell'indagine. Vi hanno preso parte con il comandante del TPC, generale Francesco Gargaro, il ministro della Cultura Alessandro Giuli, il procuratore capo di Perugia, Raffaele Cantone, il sostituto procuratore titolare dell'inchiesta, Annamaria Greco, e Luigi La Rocca, capo del Dipartimento del MIC per la tutela del patrimonio culturale.
E' stato riferito che lo scorso aprile una notizia confidenziale raccolta dagli investigatori del Comando TPC segnalava un possibile scavo abusivo nella zona tra Chiusi e Città della Pieve, in particolare nel territorio di quest'ultimo centro, e il possibile ritrovamento di reperti archeologici. I carabinieri hanno quindi monitorato siti web specializzati in questo ambito e acquisito cosi' fotografie ritraenti urne cinerarie riportanti personaggi semi-recumbenti, tipici della cultura etrusca, disponibili per eventuali collezionisti.
La collaborazione scientifica di un docente dell'Università di Tor Vergata ha permesso di fissare a una necropoli etrusca l'appartenenza dei reperti, e verosimilmente nel territorio chiusino già ricco di analoghe testimonianze artistiche. Ulteriori accertamenti, con il supporto della Direzione generale Archeologia Belle Arti e Paesaggio e della Soprintendenza dell'Umbria, hanno fatto focalizzare l'attenzione su un rinvenimento fortuito, già segnalato nel 2015 a Città della Pieve, dove un contadino durante lavori di aratura del terreno aveva trovato un ipogeo etrusco e dove furono riportati alla luce due sarcofagi e 4 urne funerarie riferibili a sepolture maschili e riconducibili appunto alla 'gens Pulfna', il cui medesimo nome compariva ora su alcune delle foto scovate dai carabinieri su siti web e riferibili in questo caso a sepolture femminili.
I carabinieri, coordinati dalla Procura di Perugia, hanno effettuato indagini ricorrendo anche ad intercettazioni e pedinamenti di persone considerate in grado di gestire complesse operazioni, considerando peso e dimensioni delle urne raffigurate nelle foto, di recupero clandestino. E' stato utilizzato anche un drone in dotazione al Nucleo Elicotteri Carabinieri di Pratica di Mare. E si è arrivati ai due imprenditori edili, persone che peraltro risultavano in difficoltà economiche e che con quei reperti, trovati durante le operazioni di sbancamento nel proprio terreno e da piazzare tra i collezionisti privati, speravano di rimettersi in sesto.
Con la perquisizione in alcuni locali in dotazione ai due sono state trovate le urne raffigurate nelle foto postate sul web, e dai dati forniti dal sorvolo del drone nell'area presa in considerazione si è risaliti con esattezza al sito di scavo.
Con le 8 urne litiche etrusche, sequestrati anche due sarcofagi e il relativo corredo funerario risalente al III secolo a C. Le urne, tutte integre e in travertino bianco umbro, sono in parte decorate ad alto rilievi con scene di battaglie, di caccia e con fregi, alcune delle quali conservano pigmenti policromi e rivestimenti a foglia d'oro, altre raffiguranti il mito di Achille e Troilo. Dei due sarcofagi, uno è al momento rappresentato dalla sola copertura mentre l'altro è completo e contenente, come detto, lo scheletro di una donna. Un primo studio scientifico delle urne condotto dai funzionari archeologici del dicastero della Cultura porta a dire che la tomba è di un ipogeo riconducibile ai Pulfna, che era una importante famiglia di quel territorio. Particolarmente ricco è il corredo funebre, tra cui quattro specchi in bronzo, uno dei quali con l'antica divinizzazione di Roma e della lupa che allatta soltanto Romolo.