AGI - L'Emilia-Romagna non è più la regione del 90% di elettori alle urne, i numeri bulgari già dagli anni del dopoguerra, i tempi delle ideologie forti, dei partiti di massa, di Don Camillo e Peppone. Il dato record delle regionali 2024 è il crollo dell'affluenza, fermatasi al 46,42%, confermando così i timori espressi dai leader politici, per tutta la campagna elettorale, di un alto astensionismo.
Nelle ultime elezioni regionali, che hanno confermato Stefano Bonaccini per il secondo mandato, era andato alle urne il 67,67%, il 20% in più. Ma in queste ultime regionali non si è toccato il punto più basso di affluenza che resta sempre quello del 2014, quando crollò al 37,7% in occasione dell'elezione, per il primo mandato, di Stefano Bonaccini.
Nel 2010, invece, quando le elezioni regionali portarono per la terza volta Vasco Errani alla guida dell'Emilia-Romagna, votò il 68,07% degli aventi diritto. Numeri davvero lontani anni luce, quelli delle ultime tornate elettorali, rispetto agli anni '70 e '80 quando il 'partitone' riusciva a richiamare ai seggi percentuali monstre di emiliano-romagnoli.
Nel 1970, votarono il 96,59% degli aventi diritto e vinse la poltrona di presidente della Regione Guido Fanti del Pci.
Nel 1975, la percentuale addirittura aumenta, arrivando al record del 96,62%. Alla guida dell'Emilia-Romagna viene eletto, per il secondo mandato, Guido Fanti.
Nel 1980, l'alta affluenza tiene e si attesta al 94,49%; le elezioni regionali incoronano presidente della Regione Lanfranco Turci (Pci).
Nel 1985, infine, si recano alle urne il 94,64% degli elettori e viene riconfermato Turci come presidente dell'Emilia-Romagna.