AGI - “I coltelli non sono solo strumenti di guerra, ma possono diventare strumenti di pace. Intorno alla tavola, le persone imparano a rispettarsi e a dialogare con amore e gioia”. Da un lato le parole del maestro di cucina Sarkis Yacoubian, armeno di nascita e rifugiato in Israele, dall’altra la storia di Federico II che “fu l’unico a risolvere una crociata senza spargimenti di sangue, riunendo i popoli a tavola. Da quell’esperienza, trasse ispirazione per la creazione di Castel del Monte. Non poteva esserci luogo più simbolico per celebrare la possibilità di un mondo senza conflitti”, come ha ricordato Vittorio Cavaliere, presidente dell’associazione “Ricerca e Qualità”.
Nasce così a Andria l’evento “La pace a tavola”, avrà inizio lunedì alle ore 20 con un momento di preghiera per la pace in Medio Oriente, cui seguirà un convivio unico nel suo genere. Protagonisti saranno sei chef di origine israeliana e palestinese: Sarkis Yacoubian (65 anni), Fondatore e Presidente della “Taste of Peace Jerusalem”, Itshak Alhav (45 anni), Ahmad Jaber (30 anni), Amal Hana (53 anni), Nisan Hai (52 anni) e Yousef Arbis (45 anni). Accolti dall’amministrazione comunale di Andria e guidati dal maestro di cucina Sarkis Yacoubian, fondatore di “Taste of Peace Jerusalem”, porteranno le loro storie, le loro ricette e un messaggio universale: la cucina può essere un ponte tra culture, un linguaggio capace di superare barriere politiche e religiose.
Per Giovanna Bruno, sindaca di Andria, Castel del Monte rappresenta un simbolo perfetto: “Federico II è stato un pioniere della tolleranza, unendo ebrei, cristiani e musulmani sotto il suo regno. Oggi più che mai, dobbiamo guardare a quel modello con urgenza e speranza, dimostrando che le differenze non sono un ostacolo ma una ricchezza”.
“La guerra non costruisce nulla, mentre la diplomazia è l’unica arma che può unire i popoli”, ha detto Cesareo Troia, assessore alle Radici del Comune di Andria, a margine della conferenza stampa di presentazione. “Attraverso questo evento, vogliamo dimostrare che convivere è possibile. L’esempio dei cuochi israeliani e palestinesi che lavorano fianco a fianco è un monito per il mondo intero”.
Domenico Maggi, ambasciatore della World Chef Federation, ha sottolineato il potere universale della cucina: “La cucina non ha confini. È un linguaggio che rispetta tutte le culture e unisce i popoli. Questo evento dimostra quanto il cibo possa essere un veicolo di pace e comprensione”. Dietro l’organizzazione, l’associazione “Ricerca e Qualità” con il suo presidente Vittorio Cavaliere, che descrive l’iniziativa come “un piccolo mattone per costruire la pace”.
L’evento non è solo un momento conviviale, ma una chiamata globale alla riflessione e all’azione. La cucina, con i suoi profumi e sapori, diventa il mezzo per costruire ponti tra i popoli, dimostrando che la pace, come una ricetta, richiede impegno, amore e collaborazione. Lunedì sera, all’ombra del maestoso maniero federiciano, le lame dei coltelli torneranno a essere strumenti di creazione, ricordando al mondo che, come dice Yacoubian, “intorno alla tavola, siamo tutti uguali: esseri umani che desiderano pace e rispetto”.