AGI - Soldatino, King e D’artagnan potrebbero rimanere senza casa. I tre "brocchi" dello storico film di Steno "Febbre da Cavallo" girato a Tor di Valle, ci aiutano a entrare nella storia di un altro storico impianto romano legato alle scommesse dei cavalli.
L'ippodromo delle Capannelle, potrebbe chiudere i battenti il prossimo 31 dicembre perché il comune di Roma, nel 2017, sotto la consiliatura Raggi ha chiesto di riprendere possesso dell’impianto di via Appia Nuova.
Da più di 60 anni, l’impianto è gestito dalla società Hippogroup, che gestisce vari impianti e diverse sale da gioco, la cui concessione è scaduta nel 2016. Fino a oggi si è andati avanti con proroghe. Con l’arrivo della giunta 5 stelle, anche il canone di locazione dell’impianto pari a 66 mila euro l’anno è lievitato a 2,5 milioni. Per una società che presenta bilanci di poco più di 7 milioni (dati dell’Ufficio Camerale del 2023) la richiesta appare spropositata, così da essere impugnata dai gestori, ma il tribunale civile di Roma ha definito il contenzioso una semplice proposta commerciale e non un atto amministrativo.
Con l’arrivo di Roberto Gualtieri la situazione non cambia. Il comune è intenzionato a riprendere il possesso del circuito. L’assessore allo Sport e ai grandi Eventi, Alessandro Onorato ha tentato prima la strada della pubblicazione di una manifestazione di interesse per un partenariato pubblico-privato, a cui però sono giunte solo poche richieste, necessitanti, tra l’altro, di un’integrazione di documentazione. A questo si è aggiunto un bando per la gestione di un anno (2025) che però è andato deserto. Così si arriva ai giorni nostri. Da queste gare Hippogroup è stata esclusa in quanto impegnata in un contenzioso con il comune di Roma. A complicare le cose, è il giudizio del Tar atteso per il 20 novembre sull’annullamento del bando e la riammissione di Hippogroup.
Della faccenda si sta occupando il Comune, ma anche il ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, che guarda al contenzioso con attenzione. A intervenire direttamente è il ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, Francesco Lollobrigida che da Fieracavalli parla di “un ippodromo centrale e strategico, e siamo molto preoccupati per i lavoratori e per coloro che vi operano. Tuttavia, il Comune deve assumersi le sue responsabilità: a oggi non abbiamo la certificazione di un affidamento che ci metta in condizione di essere sereni sullo svolgimento delle attività ippiche all'interno di questo ippodromo. Si tratta di una questione grave, e ovviamente siamo disponibili a collaborare, ma ciascuno deve rispettare le proprie competenze. Il Comune ha le sue responsabilità, su cui non possiamo né vogliamo intervenire".
"Ho scritto più volte al sindaco Gualtieri - prosegue Lollobrigida - senza ottenere risposta, pur segnalando l'urgenza della questione. Mi auguro che il sindaco intervenga e regolarizzi la situazione di uno degli ippodromi più importanti d'Europa, permettendoci di rafforzare e valorizzare l'attività ippica.
L’interruzione delle corse a Capannelle avrebbe ripercussioni importanti anche per l’erario. Nell’impianto si corrono 150 giornate di corse all’anno per un giro di scommesse pari a 20 milioni di euro, di cui 1,6 finiscono dritti nelle casse dello stato.
“Chiudere Capannelle vuol dire regalare l’ennesima figuraccia internazionale alla Capitale con la perdita dei grandi eventi dell’ippica e la compromissione di tutti gli storici eventi dell’estate romana” scrive il consigliere capitolino della Lega, Fabrizio Santori che aggiunge “abbandonare uno dei simboli della città sarebbe un atto scellerato: il Campidoglio, dopo aver ricevuto uno schiaffo anche dal Tar, si attivi e faccia la sua parte per evitare l’ennesimo scempio di una città abbandonata”.
Ma a rischio non ci sono solo i 500 cavalli di Capannelle, ma anche il futuro di 103 dipendenti per i quali si è avviata la procedura di licenziamento. Non finisce qui, l’allarme riguarda anche chi lavora all'interno dell'ippodromo a vario titolo: tra maestranze, veterinari, fornitori, stallieri, maniscalchi si conta un indotto di circa 800 persone che dalla chiusura avrebbe forti ripercussioni economiche.
Se a breve non si troverà una soluzione per l’impianto romano (anche quello di Follonica si trova in una situazione simile) il Masaf cancellerà Capannelle dal calendario delle corse, con una perdita importante dal punto di vista delle scommesse, dei posti di lavoro e per un quadrante della città che delle corse dei cavalli ha fatto un simbolo. Insomma, addio a Soldatino, King e D’Artagnan e alla febbre da cavallo.