AGI - Due famiglie, due verità. Luca e Maria che nella maternità surrogata vedono un atto di amore e solidarietà, Francesca e Davide che ne denunciano i rischi etici e sociali. Con l'entrata in vigore della legge che rende la maternità surrogata un reato universale, le loro vite si trovano ai lati opposti di una frattura che attraversa il Paese.
"Abbiamo scelto l'amore, non un crimine", dice all'AGI Maria. "Dopo anni di sofferenze, abbiamo deciso di rivolgerci a una madre surrogata negli Stati Uniti. Sarah non è stata solo una donna che ci ha aiutato a realizzare il nostro sogno, è diventata parte della nostra famiglia - spiega - era una madre di tre figli, una donna indipendente, che ha scelto di aiutarci. Grazie a lei abbiamo avuto i nostri gemelli, un maschio e una femmina. Come possiamo essere considerati dei criminali per questo?" "Non c'è amore in un contratto che regola ogni aspetto della vita di una donna", ribatte all'AGI Francesca. "Anche se dicono che è tutto volontario, dietro ci sono sempre dinamiche di sfruttamento. La maternità surrogata trasforma il corpo femminile in un mezzo per soddisfare il desiderio di altri. Questo non è amore, è commercio. Noi abbiamo scelto di adottare Valery, un bambino russo di otto anni, che aveva subito abusi e sofferenze inimmaginabili. Era stato picchiato e abbandonato, con tanti problemi fisici ed emotivi. Per noi, accoglierlo è stato un atto di amore, forse il più grande della nostra vita".
"Sarah non ha fatto questo per soldi - insiste Luca - era economicamente stabile. Non c'è stato nessun tipo di coercizione. Abbiamo creato un legame umano, non una transazione commerciale. È stato un percorso di solidarietà e amore reciproco. I nostri figli sapranno sempre chi è Sarah e cosa ha fatto per noi".
A lui replica Davide: "Può anche darsi che Sarah fosse sincera, ma il problema non è la sua singola scelta. Il problema è un sistema globale che permette di affittare il corpo di una donna. Non possiamo accettare che questo diventi una normalità. Non tutto ciò che è tecnicamente possibile è eticamente giusto".
"Finalmente qualcuno ha detto basta - ribadisce Francesca - questa norma protegge le donne più vulnerabili. Dice che il loro corpo non è una merce e che non può essere sfruttato in nome di un desiderio, per quanto legittimo. È un segnale forte che speriamo possa fermare questa deriva".
"Non fermeranno nessuno - le risponde Luca - le coppie continueranno a cercare una soluzione altrove. Questa legge renderà tutto più nascosto, più complicato, ma l'amore per un figlio è più forte di qualsiasi ostacolo". "Spero che questa legge faccia riflettere. Ci sono limiti che non possono essere superati. La genitorialità è un dono, non un diritto da rivendicare a qualsiasi costo. Se vogliamo costruire una società più giusta, dobbiamo partire da qui", conclude Davide.