AGI - Un anno buttato via o una fisiologica e giusta applicazione dei principi costituzionali e delle norme del Codice? Il dibattito si è aperto soprattutto sui giornali e sul web, subito dopo la conclusione dell'udienza preliminare sul tragico schianto della Funivia del Mottarone, giovedì mattina, quando il Gup di Verbania Rosa Maria Fornelli ha disposto la restituzione del fascicolo al Pm, riportando indietro le lancette del processo al momento della chiusura indagini. Un confronto di una intensità tale che, venerdì pomeriggio il presidente del tribunale Gianni Macchioni ha ritenuto di dover intervenire con una nota ufficiale per fare chiarezza, ribadendo che non di "perdita di tempo" si tratta, ma di dialettica processuale e di applicazione di una norma di legge.
Un'opinione largamente condivisa dai difensori degli imputati. "Quanto è accaduto - dice all'AGI l'avvocato Andrea Da Prato, difensore di Enrico Perocchio, il direttore tecnico della funivia - non è stato né un cavillo delle difese né tantomeno uno scontro tra Procura e Gup, quanto l'applicazione di una norma di nuova introduzione che in qualche misura raccoglie una serie di regole già presenti nel nostro processo e che implica un intervento del giudice a favore di tutte le parti, affinché il processo nella sua fase di udienza preliminare venga correttamente incardinato su un'accusa chiara e aderente alle indagini. Quindi - conclude Da Prato - la decisione del Gup io la vedo a favore dell'organo inquirente, aiutandolo a perseguire la sua impostazione d'accusa però con una logica semantica più corretta. Questo ovviamente alla luce anche dei principi costituzionali che dicono sostanzialmente che qualunque imputato deve avere davanti una fotografia chiara quella che è la contestazione a suo carico, perché altrimenti rischia di venire meno il concreto esercizio il diritto di difesa".
"Queste - aggiunge l'avvocato Marcello Perillo, difensore di Gabriele Tadini, il capotecnico che ha confessato di aver inserito i famosi "forchettoni" nell'impianto dei freni di emergenza - sono le regole che tutti dobbiamo rispettare e che il giudice deve applicare quando c’è il contraddittorio. La procura ha fatto una scelta non modificando i capi di importazione. Il codice prevede in questo caso che il giudice gli rimetta gli atti". Perillo conclude con una osservazione che amplia lo sguardo anche oltre il procedimento verbanese: "il processo finora - dice - si è svolto nei tempi corretti, non ci sono stati ritardi dovuti a niente e a nessuno. Ci sono soltanto una serie di regole che dovrebbero essere applicate in tutti i processi italiani. E purtroppo, devo essere sincero, non sempre è così".