AGI - Ricordo al presidente della Lazio Lotito "che sta parlando di un processo di 20 anni fa con sentenza di primo grado nel gennaio 2015. Nonostante il clamore mediatico di allora a oggi non è stato mai celebrato l'appello. Si è mai chiesto perché? Io si. Corre l'anno 2024 e alle porte c'è il 2025 e senza una sentenza di appello e/o Cassazione nessuno può essere considerato penalmente responsabile. Eppure, c'è ancora tanto pathos quando cita l'incontro con 'Diabolik'. Deve essere stato per lei assai traumatico nonostante, nell'aula penale Occorsio dove si svolgevano le udienze, non diede questa impressione. Ricordo che tra una citazione e l'altra in latino, che denotava l'elevato spessore culturale, dichiarò invece che con mio figlio non aveva avuto particolari problemi". Così all'AGI la madre di Fabrizio Piscitelli - conosciuto come 'Diabolik', il capo ultrà ucciso con un colpo di pistola alla testa ad agosto del 2019 nel parco degli Acquedotti, al Tuscolano, periferia di Roma -, dopo le parole del senatore e patron dei biancocelesti Claudio Lotito.
"Negli atti processuali a cui fa riferimento nella sua ultima dichiarazione pubblica forse non ricorda anche le numerose incongruenze emerse. Se la memoria non mi tradisce per esempio vi erano telefonate anonime che provenivano dalla sua stessa abitazione e biglietti minacciosi sempre di indubbia provenienza in un'abitazione saltuaria e poco nota. Detto ciò, mi duole constatare quanto l'incontro con mio figlio che si presentò come 'Diabolik' e lei come 'Ginko' sia rimasto così impresso nella sua mente. Non vorrei pensare che si sia talmente calato nella parte di ispettore, da non riuscire a uscirne", dice la donna.
"Devo dire che è pregevole il messaggio di legalità che diffonde nel mondo e lodevole il famelico bisogno di fare giustizia e pulizia nello stadio. D'altronde chi meglio di lei potrebbe farlo?", prosegue la madre del capo ultrà defunto, "gode di ammirazione, stima e credibilità perfino nel ruolo di senatore, nonostante qualche volgare caduta di stile che peserebbe parecchio in altri paesi più civili, ma non in Italia. Non vorrei però che nella sua mission l'arma più facile da usare fosse proprio mio figlio utile ancor di più in questo momento a confondere acque torbide dove il 'si salvi chi può' sembra essere l'affermazione più giusta".
"Purtroppo come lei sa dal regno dei morti non possono arrivare contraddittori, smentite o semplicemente altre verità. Giocare con l'assente, con chi non può difendersi serve solo a rinnovare il nuovo volto della follia cioè quella di credersi e di imporsi come un 'vero' io. In pratica credere di essere il proprio Ego. La mia condizione di credente mi permette di pensare a Fabrizio sereno in paradiso avendo espiato tutte le sue colpe con una morte terribile. A lei questo non basta? Suvvia, conservi la sua tempra morale e la figura integerrima che lei tenta di rappresentare anche nelle vesti dell'ispettore 'Ginko' rispettando il fumetto fino in fondo", conclude la donna, "si riconcilii simbolicamente con il nemico intelligente e acerrimo che non può ormai più catturare e lo lasci riposare in pace! Sono sicura che grazie al suo animo nobile, alle qualita' etiche e morali può farcela a riporre la maschera di ispettore 'Ginkò. Anche perchè 'Diabolik', o meglio, mio figlio le ricordo che non c'è più", conclude.