AGI - È polemica tra l'Ordine dei giornalisti e la Procura di Parma sulla gestione delle informazioni alla stampa date in occasione della vicenda del ritrovamento dei due neonati sepolti nel giardino di una villetta a Traversetolo. Il procuratore capo di Parma, Alfonso D'Avino, in una lunga replica risponde "alle dichiarazioni che Carlo Bertoli, presidente nazionale dell'Ordine dei Giornalisti, avrebbe fatto in occasione di un'assemblea dell'Associazione stampa Toscana, secondo cui il circo mediatico creatosi a proposito della nota vicenda di Chiara, giovane di Traversetolo, sarebbe stato causato dal silenzio che avrei creato intorno alla vicenda".
D'Avino cita la frase pronunciata da Bertoli nel suo intervento: "In un paese di 500 persone un giardino viene transennato, scavato, frequentato da una serie di persone completamente vestite di bianco, carabinieri, poliziotti, magistrati come è possibile immaginare di non dare informazioni?", rispondendo che la Procura di Parma "ritiene doveroso fare qualche precisazione".
"Traversetolo, pur piccolo centro, è ben più di un paese di 500 persone, contando circa 10.000 abitanti. Ma sottolineare ciò significherebbe alimentare una sterile polemica", argomenta D'Avino. "Quel che invece preme evidenziare è come dichiarazioni come quelle innanzi riportate, provenienti dai vertici del giornalismo italiano, rischiano di innescare frizioni tra il sistema di informazione, da un lato, il sistema giudiziario, dall'altro - sottolinea -, frizioni che certamente non costituivano la finalità del comunicato stampa del che è all'origine dell'intervento" del presidente Bertoli.
"La finalità del comunicato - rimarca il procuratore - lo si evince da una lettura serena e non preconcetta che è stata apprezzata da alcuni organi di stampa, oltre che da una parte non trascurabile dell'Avvocatura - afferma - e altro non era che cercare di individuare un punto di equilibrio tra tre aspetti importanti, quali il diritto di cronaca, il segreto di indagine, la presunzione di innocenza".
"Quanto al circo mediatico, ci si permette di evidenziare che un conto è dare informazioni su ciò che è accaduto, anche ricercando fonti di prova in giro per il paese, altro conto è assediare letteralmente per giorni interi con telecamere, microfoni e taccuini i protagonisti delle vicende, quali indagati, persone offese, rispettive famiglie, e le loro abitazioni".
"Quando vi è stato l'ultimo sopralluogo finalizzato a scavare nel giardino dell'indagata da parte di carabinieri e consulenti tecnici, c'era un drone di una rete televisiva che cercava di 'spiare' le operazioni, tanto da indurre gli operanti a proteggere le attività con delle lenzuola" stigmatizza il procuratore. In definitiva, dunque - afferma -, "la Procura di Parma può ritenersi 'soddisfatta', ci si lasci passare l'espressione, per aver garantito, per circa un mese, la serenità e la tranquillità alla giovane protagonista della vicenda di Traversetolo, tenendo lontano da lei, dalla sua famiglia e dal giovane mancato padre quel circo mediatico che, inopinatamente, il giornalista Bertoli ritiene di ascrivere al Procuratore di Parma".
Il procuratore D'Avino contesta poi al presidente nazionale dell'ordine dei giornalisti di averlo definito sostituto procuratore e non procuratore, il suo effettivo ruolo. "Verrebbe innanzitutto da chiedersi come possa una persona collocata ai vertici del sistema di informazione nazionale non essere informato che non sono un sostituto procuratore della Repubblica, bensì il Procuratore della Repubblica" fa notare.
"Sottolineatura - precisa - che va fatta non certo per la 'degradazione' a un ruolo che mi sento onorato di aver ricoperto per oltre 20 anni nella Procura più grande d'Italia, bensì perché da Sostituto mai avrei potuto fare un comunicato stampa nè tanto meno una conferenza stampa, prerogative di esclusiva pertinenza, e non da adesso, del Dirigente dell'Ufficio". Nel finale della lunga replica fatta avere alla stampa si definisce, poi, ironicamente, "(Sostituto) Procuratore".
"Nessuna indulgenza verso la ragazza"
Il procuratore mette in chiaro, poi, che, nei confronti "della giovane, si badi bene, la Procura non ha avuto nessun atteggiamento di indulgenza, avendo per lei chiesto, per ben due volte, la misura cautelare più grave, con ciò dimostrando il massimo rigore nell'applicazione della legge e nella gestione giudiziaria del caso". D'Avino lo precisa in una replica al presidente dell'Ordine dei giornalisti, Carlo Bertoli, che ha criticato il comportamento della Procura nel fornire informazioni sul caso ai media.