AGI – Restano alcuni aspetti nebulosi sulla ‘barca degli 007’ che affondò sul lago Maggiore il 28 maggio dell’anno scorso. Il fatto che si trattasse di un’imbarcazione con un passato indecifrabile emerge dalle motivazioni alla sentenza con la quale è stato ratificato il patteggiamento per omicidio e naufragio colposi dello skipper Claudio Carminati a 4 anni di carcere il 12 giugno scorso. Nelle stringate motivazioni alla decisione la giudice Anna Giorgetti stabilisce che la ‘Good…uria’ venga dissequestrata e restituita a quello che definisce l’’avente diritto’ che tuttavia non sa indentificare.
“È un’espressione certamente generica ma l’unica utilizzabile nel caso di specie – è scritto nel documento letto dall’AGI -. Dagli atti emerge che è di proprietà della ‘Love Lake’ di Anna Bozkhova le cui quote sono per il 95% e per il restante 5% di Carminati. Non è stato acclarato se l’imbarcazione apparentemente battente bandiera slovena, anche se presso il Ministero delle Infrastrutture – Amministrazione Marittima della Repubblica di Slovenia il mezzo non risulta iscritto, fosse già stata oggetto di precedente vendita. Anna Bozkhova è drammaticamente perita nel naufragio e in atti non vi è alcuna evidenza utile in ordine alle vicende societarie della Love Lake srl né in ordine all’aperta successione della Bozkhova”.
La giudice prende quindi atto che c’è “incertezza ad oggi delle sorti del bene quanto all’effettivo proprietario”. Oltre alla moglie di Carminati, morirono annegati Claudio Alonzi, Tiziana Barnobi, Shimoni Erez. Alonzi e Barnobi facevano parte dei servizi segreti italiani, mentre Erez apparteneva al Mossad. Nessun cenno viene fatto dalla giudice al lavoro ‘particolare’ svolto dalle vittime e del resto l’inchiesta della Procura di Busto Arsizio si è concentrata sulla mera dinamica del disastro. Viene quindi evidenziato che Carminati, oltre ad avere imbarcato “un numero quasi doppio di passeggeri rispetto alla capienza, “aveva apportato alcune modifiche che appaiono di pregante significatività, idonee ad alterare le condizioni di galleggiamento e instabilità dell’imbarcazione che hanno inciso sulle sue caratteristiche tecniche rendendola difforme da com’era in origine”.
In ogni caso, “sarebbe stato sufficiente puntare verso il porto di Stresa – è la considerazione di Giorgetti – raggiungibile in un tempo sufficientemente breve per evitare il temporale o anticipare l’orario del rientro. L’avere invece deciso di intraprendere una lunga navigazione, almeno due ore, senza consultare con diligenza i bollettini meteo della Regione Lombardia con un’imbarcazione dalle caratteristiche strutturali che la rendevano scarsamente manovrabile in quelle condizioni di tempo ha costituito una condotta gravemente colposa che ha portato al naufragio e alla morte di quattro persone”.
L’imbarcazione viene restituita al non meglio precisato ‘avente diritto’ “ordinando la rimozione delle parti delle quali è stata accertata l’intervenuta modifica in violazione delle caratteristiche del modello di produzione”.