AGI - Nell'ultima parte della storia di Renato Vallanzasca in prigione, quella del declino che ha portato i giudici a farlo uscire dopo 52 anni, c'è una storia di solidarietà da raccontare. I protagonisti sono alcuni detenuti, definiti dai giudici "caregiver", che lo hanno aiutato nel carcere di Bollate da quando ha iniziato a manifestare i primi segni della demenza alla totale perdita dell'autonomia. Tino Stefanini, l'ex esponente della 'mala della Comasina' che spesso visitava l'amico in carcere, racconta all'AGI che "lo raccoglievano da terra quando cadeva dal letto, lo aiutavano a mangiare, lo accompagnavano nei suoi spostamenti sempre più difficili, non solo da quando era nel reparto infermeria ma già da quando si sono manifestati i primi segni della malattia".
In cella chi assiste i compagni ammalati o non autosufficienti viene definito 'piantone'. E della loro presenza parlano anche gli atti giudiziari richiamati nell'ordinanza con la quale il Tribunale di Sorveglianza ha stabilito il differimento della pena ai domiciliari in una Rsa per il bandito in carcere da più di un mezzo secolo per scontare quattro ergastoli per omicidi, rapimenti ed evasioni.
Ne accennano gli avvocati Corrado Limentani e Paolo Muzzi nell'istanza accolta dai giudici riferendosi a due reclusi "che si alternano nel sostenerlo" pur non avendo "le competenze medicali necessarie" e considerando che "il carcere non è una struttura attrezzata a sostenere soggetti colpiti da demenza".
Nella relazione sanitaria dell'istituto di Bollate si riporta anche la testimonianza del "piantone che riferiva che il paziente cammina avanti indietro per il corridoio" aggiungendo particolari sul suo stato di salute che hanno contribuito a verificare che il suo stato di salute fosse effettivamente "incompatibile col carcere".
La giudice Carmela D'Elia, che firma il provvedimento di scarcerazione, scrive del "visibile stato di prostrazione dei caregiver attuali, non formati e preparati nella gestione del paziente", una delle ragioni per cui viene disposto il trasferimento in un luogo di cura. Difficile che Vallanzasca possa salutare e ringraziare chi l'ha sollevato più volte da terra, non essendo probabilmente in grado di riconoscerli, quando, sbrigati gli atti amministrativi di queste ore, uscirà dal carcere.