AGI - E' attesa per il prossimo 12 luglio la sentenza di appello nel processo sull'omicidio di Serena Mollicone, la giovane di Arce uccisa nel 2001. Il procuratore generale Francesco Piantoni e il sostituto procuratore presso la corte d'appello di Roma Deborah Landolfi hanno sollecitato la condanna del maresciallo dei carabinieri Franco Mottola, a 24 anni, di sua moglie Annamaria, a 22 anni, e del loro figlio Marco, a 22 anni. Le richieste, già depositate in cancelleria nei giorni scorsi, sono state illustrate in udienza nel processo in corso a piazzale Clodio.
Franco Mottola è "la persona che ha tenuto il comportamento più grave perchè era il comandante della stazione dei carabinieri e avrebbe dovuto prendere per primo le iniziative per evitare che questa ragazza morisse", ha detto il sostituto procuratore Landolfi. "Per Marco e Annamaria Mottola chiediamo una pena un po' più alta del minimo edittale vista la gravità della situazione. Inoltre non hanno mai ammesso le loro responsabilità e non hanno mai collaborato", ha aggiunto. I rappresentanti della pubblica accusa hanno paragonato il delitto Mollicone a quello di Marco Vannini, il 20enne deceduto, nella notte tra il 17 e il 18 maggio 2015 a Ladispoli, mentre era ospite in casa della fidanzata.
Vannini - è stato ricordato - "fu ferito da un colpo di arma da fuoco sparato dal padre della ragazza (Antonio Ciontoli, ndr) e poi lasciato morire senza che fossero chiamati i soccorsi". "L'obbligo di garanzia sorge per il titolare di un'abitazione quando ospita una persona che viene a trovarsi in una situazione di pericolo - ha sottolineato il pg -, proprio perchè trovandosi nella sua abitazione era in un posto dove nessun altro poteva entrare".
"Marco Mottola ha messo in pericolo la vita di Serena in un appartamento dove solo i Mottola potevano accedere e avevano l'obbligo di intervenire - come hanno scritto i sostituti procuratori generali Deborah Landolfi e Francesco Piantoni nella memoria conclusiva -. Entrambi i genitori e lo stesso Marco avevano l'obbligo di garanzia di prestare soccorso alla ragazza che era entrata nell'abitazione di cui solo essi avevano la disponibilità e ciò non hanno fatto, anzi hanno voluto nascondere quanto era successo per evitare conseguenze penali ai danni del figlio. Ma, in questo caso, hanno anche deciso di soffocare la ragazza e quindi di ucciderla deliberatamente, per poi far sparire il corpo ed ogni traccia".
I sostituti procuratori generali Landolfi e Piantoni hanno chiesto l'assoluzione "perchè il fatto non costituisce reato" per il carabiniere Vincenzo Quatrale e quattro anni di reclusione per Francesco Suprano per cui, nella memoria conclusiva, si chiedeva il proscioglimento per intervenuta prescrizione. L'accusa per il militare è quella di favoreggiamento dopo che Suprano ha deciso di rinunciare alla prescrizione.