AGI - "Quando sono arrivata in Italia pesavo 45 chili e mi erano venuti all'improvviso tutti i capelli bianchi". Amina, imputata per sottrazione di minori, racconta che a salvarla è stata la giustizia italiana riconoscendo la sua condizione di vittima di un uomo padrone e che lei aveva deciso di portare via dall'Iran i figli perchè nel suo Paese o decidevi di morire per la libertà o senza libertà soffocavi. Nel collegio della Corte d'Appello di Bari-sezione Minori oltre a tre magistrati erano presenti anche due giudici onorari, la cui sensibilità e competenza, racconta chi ha seguito la vicenda di Amina, hanno avuto un ruolo importante.
La riforma del Tribunale unico per le famiglie e i minori considerata "epocale" da tutti gli interessati ai fascicoli più delicati della giustizia elimina il contributo dei giudici onorari nei progetti di tutela e protezione dei minori e di recupero delle risorse familiari escludendo lo sguardo degli 'esperti', come psicologi, neuropsichiatri, educatori. E' solo uno dei tanti aspetti criticati dai magistrati contenuti nel testo firmato dall'ex ministra della Giustizia Marta Cartabia che pure ha il merito, riconosciuto quasi in coro, di avere realizzato finalmente l'utopia ventennale di un tribunale unico e 'dedicato' ai più piccoli e alla famiglia.
Un sistema, quello attuale, che porta spesso a non capire di chi sia la competenza di un caso e a distribuire a diversi giudici i molteplici aspetti che riguardano il minore. Ma il Tribunale unico così come concepito, spiegano all'AGI giudici e pubblici ministeri, appare, a pochi mesi dall'avvio previsto il 17 ottobre, un'entità acerba non ancora definita nel suo funzionamento e la cui operatività sarebbe impossibile da sostenere con le risorse attuali. Al punto che, dice la presidente del Tribunale di Milano Maria Carla Gatto, senza un rinvio con correzioni in corsa, la sua entrata in funzione potrebbe portare a "un disastro sociale".
Se c'è una Procura per i più piccoli che in questi ultimi mesi si è imposta nelle cronache è quella di Palermo. La procuratrice Claudia Caramanna risponde dal suo ufficio al sabato, il suo lavoro non concede pause. "Abbiamo affrontato un periodo delicato occupandoci di minori in contesti di maltrattamenti, assoldati dalla mafia e autori di gravissimi reati come nei casi delle violenze sessuali di gruppo nello stupro del Foro italico e degli omicidi e torture ad Altavilla. Ma anche risse aggravate, minori piccolissimi di 10-11 anni che spacciano crac a basso costo perchè questa droga è molto popolare tra i giovanissimi e provoca rabbia, prevaricazione e violenza inaudita. In più siamo di fronte a un incremento del 100 per cento dei minori non accompagnati che arrivano da Lampedusa e da Agrigento di cui dobbiamo seguire il percorso".
In questo contesto bollente, Caramanna pensa che sia condivisibile l'idea del Tribunale unico "perchè prima c'erano molte difficoltà interpretative sulle competenze, ma al tempo stesso i problemi che pone la riforma sono tanti". Il primo è quello dei 'giocatori' in campo. "Tra Agrigento e Palermo abbiamo cinque magistrati e un procuratore, un numero ridicolo. Con la riforma aumenterà il lavoro perchè dovremo occuparci anche della materia ordinaria ma non è previsto un aumento del personale, ne' dei magistrati, ne' della polizia giudiziaria e nemmeno del personale amministrativo. Non comprendiamo come a ottobre possa essere possibile iniziare". A questo aggiunge che "i servizi sociali in queste città funzionano poco pur essendoci situazioni di povertà educativa ed economica e un tema di edilizia giudiziaria che è carente".
Le competenze di cui si dovrà occupare il Tribunale Unico ora sono suddivise tra il Tribunale per i minorenni e quello ordinario che opera nei singoli territori. I giudici del nascente Tribunale dovranno occuparsi di tutto, dalle amministrazioni di sostegno alle interdizioni ma anche di separazioni, divorzi e unioni civili dando la priorità ai minori in situazioni difficili.
A Milano Maria Carla Gatto avrà il difficile compito di governare la sezione distrettuale e le nove sezioni circondariali i cui giudici ora lavorano nei tribunali ordinari. "Solo a Milano abbiamo 13mila procedimenti civili e ognuno di essi riguarda uno o più bambini o ragazzi in condizioni di difficoltà. Come presidente devo garantire che vengano fissate le udienze ma quando stabilirò i criteri di priorità tra una causa di separazione e l'esame della segnalazione di un pediatra che ha visto segni di violenza sul corpo di un bambino non avrò ovviamente dubbi nel dare la precedenza al secondo caso. Gli organici dei magistrati e del personale amministrativo sono di gran lunga sottodimensionati rispetto alla quantità degli affari civili e penali. Attualmente manca più del 40% del personale amministrativo e problemi simili li ha il Tribunale di Milano ordinario. Mi chiedo come farà il Ministero a riempire questi vuoti di organico visto che i concorsi per il territorio milanese sono andati deserti. Nel piano 'Next Generation EU' il settore della giustizia minorile è stato escluso. Ho dedicato buona parte della mia vita professionale a questo settore, aspetto dal 2002 il Tribunale Unico ma ne vedo la fine ancora prima dell'inizio".
A essere messo in crisi nella lettura dei magistrati c'è anche uno dei punti forti che hanno ispirato la riforma, quello della specializzazione. "Questo Tribunale nasce come specializzato con persone che si devono ancora specializzare - osserva Gatto -. Facciamo un esempio sanitario: se sono malato di cuore vado in una struttura dove mi vengono garantiti degli specialisti ma attualmente non è previsto un sistema che assicuri che i posti del Tribunale unico siano assegnati a degli specialisti". "Anche dal punto di visto del Tribunale ordinario arrivano le perplessità di Fabio Roia, che presiede quello di Milano. "Fare delle riforme giuste ma senza studiare l'impatto reale ne' dotarsi di risorse è irrazionale e meramente simbolico e non di sostanza e porta al fallimento. Per esempio, abbiamo 11400 amministrazioni di sostegno solo a Milano ma con la riforma il numero dei giudici che se ne occuperà sarà inferiore. Il rischio, molto concreto è che la risposta del giudice sia meno immediata". Il tema della scomparsa della collegialità a favore di un solo giudice è uno di quelli sui quali si chiede con più forza un ripensamento. Il Tribunale unico sarà articolato in sezioni circondariali e distrettuali. Le prime decideranno sempre con un giudice monocratico, le seconde, alle quali ci si rivolgerà per eventuali reclami o appelli rispetto alla decisione dei primi, avranno una veste collegiale e nelle restanti materie si occuperanno di adozioni, procedimenti penali e amministrativi, sottrazioni internazionali, accoglienza dei minori stranieri non accompagnati.
Ciro Cascone, procuratore capo a Milano per nove anni, afferma di avere invitato la ministra Cartabia, al tempo dell'elaborazione della riforma, "a farsi un giro nei tribunali perchè spesso chi pensa e scrive le riforme non conosce la realtà". "Nei posti piccoli può succedere per esempio che un giudice che allontana un bambino dalla famiglia poi vada a fare la spesa al supermercato e si trovi davanti i genitori a cui l'ha tolto. C'è il rischio che allora non prenda più decisioni per non essere sovraesposto".
Come la presidente Gatto, anche Cascone utilizza la parola "disastro" ma dal punto di vista di chi fa le indagini, non di chi scrive le sentenze. "Si sono scordati che accanto al Tribunale c'è la Procura dei Minorenni che svolge un lavoro sporco. L'80-90 per cento dei procedimenti sono avviati dalla Procura minorile e già da anni queste procure sono sottodimensionate, con la riforma le toccherà' trattare non solo quello che ha già ma anche esercitare le competenze su famiglia, separazioni, divorzi, affidamenti, interdizioni, sostegno. Così la Procura, se prima era sottodimensionata, non riuscirà più a fare niente. Se non le verranno date le risorse, la tutela dei minori sarà molto ridotto per le persone vulnerabili. La riforma distruggerà cosi' la cultura minorile costruita nei decenni, spazzando via i giudici onorari. I magistrati studiano diritto, non scienze sociali. Si potranno fare consulenze esterne? Rispondo con una domanda: e chi le paga?". "La riforma deve essere operativa quando saremo pronti - esorta Gatto - perchè la società non può permettersi un suo fallimento. Gli interrogativi che noi magistrati poniamo avrebbero dovuto ricevere prima una risposta, non dopo. Rischiamo di andare a velocità supersoniche in un precipizio che sarebbe il precipizio della nostra società".