AGI - "Ho ucciso Giulia Tramontano. La persona che ero in quel periodo non è quella che sono adesso. Sono qui oggi per dire la verità perché adesso sono lucido e consapevole rispetto alla persona che ero il primo giugno" la notte in cui venne sottoposto a fermo. Inizia così l'ottava udienza del processo ad Alessandro Impagnatiello, il barman 30enne imputato dell'omicidio pluriaggravato di Giulia Tramontano, uccisa mentre era in stato di gravidanza. L'uomo è imputato per l'omicidio pluriaggravato, distruzione di cadavere e interruzione non consensuale di gravidanza. "Mi sono reso conto di aver costruito un infinito castello di bugie", ha aggiunto spiegando che "A. (l'amante ndr.) fin dall'inizio sapeva della presenza Giulia. Nel febbraio 2023 A. sapeva che la mia relazione con Giulia si stava interrompendo nonostante fossimo ancora in contatto. Ad A. ho riferito che ad Ibiza andavo con amici e non sapeva che andavo con Giulia. Sulla gravidanza di Giulia ho detto ad A. che io non ero il padre del bambino".
L'omicidio
"Il giorno dell'omicidio 'io chiesi' a Giulia e l'altra fidanzata di non incontrarci al lavoro ma il giorno dopo" ha detto l'imputato rispondendo alle domande della pm Alessia Menegazzo. "Ero un ambiente in cui avevo una certa responsabilità e ci tenevo particolarmente e quindi l'essere umiliato avrebbe fatto crollare la mia immagine lavorativa. E invece loro insistevano".
Quando l'ex barman ha colpito la donna "non c'è stata occasione per Giulia per difendersi". Sul momento dell'omicidio: "Giulia stava preparando qualcosa per se' quando ho sentito un piccolo lamento perché si era tagliata un dito. Le chiesi se avesse bisogno di aiuto ma non mi rispose. L'avvicinai, ma continuava a non rispondere come se non esistessi". E ancora: "Lei era piegata in sala e io sono andato verso la cucina dove c'era questo coltello, mi posizionai immobile alle spalle di Giulia in attesa che si rialzasse e quando lo ha fatto, verosimilmente per tornare in cucina, l'ho colpita. L'ho colpita all'altezza del collo ma il numero di colpi non li so". "Completamente attonito dallo stato di follia, illogicità e pazzia totale cercai di far sparire il corpo di Giulia - ha proseguito - L'ho trascinato nella vasca di bagno e ho provato a dargli fuoco con dei prodotti di pulizia infiammabili".
Parlando poi della scena del crimine Impagnatiello ha precisato che "Il tappeto non era presente perché il giorno prima l'aveva messo in lavatrice. Il divano è sempre rimasto lì e non è stato coperto. Il divano l'ho spostato solo per pulire e anche il tappeto, che era steso fuori, l'ho rimesso dopo aver sistemato l'appartamento". Dalle indagini è emerso che né sul tappeto e né sul divano sono state rilevate tracce di sangue al contrario del pavimento della sala. Per gli inquirenti, che contestano l'aggravante della premeditazione, la scena sarebbe stata preparata prima dell'omicidio di Giulia.
Cercando di giustificare i suoi tentativi di depistaggio alle indagini, Impagnatiello ho detto: "c'era una scissione in me. Cercavo Giulia perché speravo il cellulare squillasse come se una parte non avesse ancora realizzato quanto fosse successo, di come avessi agito senza controllo e consapevolezza. Io non volevo portare nessuno da nessuna parte. Continuavo ad alimentare queste molte follie che il mio corpo ha commesso". L'uomo inoltre ha sottolineato che "assolutamente nessuno" lo ha aiutato nell'omicidio e nell'occultamento del cadavere di Giulia.
Il topicida
"Ho somministrato topicida a Giulia, ma in modo progressivo. Questa somministrazione è avvenuta nella prima parte di maggio. Non è una cosa risalente e continuativa. Glielo ho dato in due occasioni. Sembrerà assurdo ma assolutamente non l'ho fatto per fare del male. Glielo ho messo nella bocca semiaperta quando dormiva". Per la prima volta Alessandro Impagnatiello ha ammesso rispondendo alla pm di aver avvelenato Giulia nelle settimane prima dell'omicidio. "Il mio grosso timore è che l'arrivo del bambino potesse farmi interrompere la relazione con Giulia. Iniziai fare ricerche con esclusivo obiettivo di provocarle l'aborto."Le ricerche erano per informarmi sul danno che potesse subire Giulia. Lo scopo era 'colpire' il bambino", ha precisato.
Le ricerche su internet per avvelenare Giulia
Dal dicembre 2022 sono iniziate le ricerche di Alessandro Impagnatiello su come avvelenare Giulia e il feto del piccolo Thiago con diverse sostanze. Lo confermano anche le indagini dei carabinieri spiegate in aula dal luogotenente Giulio Buttarelli della squadra Omicidi del nucleo investigativo dei carabinieri di Milano.
"Finiscila con questa storia e batti un colpo, ti supplico", scrive il killer alla vittima poco prima di confessare il delitto. "Ma che madre sei! Ma te lo chiedi", è uno degli scambi tra l'uomo e la sua fidanzata, nei giorni prima dell'omicidio, contenuti negli atti dell'inchiesta.
La notte dell'omicidio "lui insisteva perché lo facessi entrare ma io non ho voluto". "Anche i suoi colleghi erano preoccupati"
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"A dicembre Giulia si lamenta di bruciore di stomaco con la madre. Questa lamentela dello stomaco la condivide anche con la signora Paulis (la madre di Impagnatiello, ndr) - ha sottolineato l'investigatore -. Dalle analisi del cellulare dell'imputato emerge che lui in quei giorni cerca 'ammoniaca feto'". Inoltre, "in un periodo antecedente alle lamentele dal 12 e 14 dicembre Impagnatiello cerca 'veleno topi incinta'". E ancora: "il 7 gennaio troviamo una ricerca 'quanto veleno per topi è necessario per uccidere una persona'". A marzo, esattamente il giorno 5, Impagnatiello fa delle ricerche su "'veleni mortali fatti in casa' e visualizza la pagina '5 veleni letali'".
Il movente
"Perché ha ucciso Giulia? Me lo sono chiesto un miliardo di volte, ma non c'è e mai ci sarà un motivo per tutta questa violenza e aggressività verso Giulia. Io per Giulia ho provato tutto, fuorché odio". Così l'ex barman ha risposto alla pm sul movente che lo ha spinto a uccidere con 37 coltellate la compagna incinta di sette mesi.
Appartamento dissequestrato
La Corte di assise di Milano ha dissequestrato l'appartamento di via Novella a Senago, ad esclusione del tappeto e della lavatrice. La procura ha dato parere favorevole all'istanza formulata dai proprietari dell'abitazione, in cui Impagnatiello e la ventinovenne erano in affitto. La pm Alessia Menegazzo ha anticipato la possibilità di svolgere un esperimento giudiziale sulla capacità della lavatrice di contenere il tappeto. Stando alle risposte fornite oggi da Impagnatiello l'oggetto d'arredo al momento dell'omicidio non c'era perché Giulia l'avrebbe lavato il giorno stesso o quello precedente. Una versione ritenuta inverosimile dagli inquirenti.