AGI - Sembrava un attentato terroristico. Il 2 dicembre scorso, attorno alle 4, un ordigno artigianale confezionato con polvere pirica è esploso sotto la ruota posteriore destra di una Fiat Panda vecchio modello di proprietà di un ispettore della Digos di Cagliari, devastandola. Se qualcuno fosse passato nella via di Villaspeciosa (Sud Sardegna) al momento della detonazione si sarebbero contati anche feriti. Dopo cinque mesi di indagini, la sorpresa: la polizia di Stato ha rivelato una rappresaglia di tutt'altra natura. 'Revenge bomb', questo il nome dell'inchiesta, ha consentito di ricostruire un atto intimidatorio ordito da un gruppo di giovanissimi per vendicarsi del figlio del poliziotto, 'reo' di essersi fidanzato con la ex di uno di loro.
Per piazzare la bomba quella notte erano arrivati in tre: un 38enne di Villasor, che aveva noleggiato l'auto e che era alla guida, e due ragazzi di 21 e 22 anni, uno di Vallermosa, l'altro di Assemini. Tutti e tre sono stati raggiunti stamane da un'ordinanza di custodia cautelare firmata dalla gip Elisabetta Patrito, a conclusione dell'indagine condotta dalla pm di Cagliari Rossana Allieri. I più giovani sono ai domiciliari nell'abitazione dei genitori, mentre al 38enne la misura è stata notificata in carcere a Uta (Cagliari): era stato arrestato l'8 aprile scorso dalla Squadra mobile per detenzione ai fini di spaccio di una trentina di chili di hashish. Evaso dai domiciliari, l'uomo era poi stato riportato in cella.
Con i tre, individuati anche grazie alle immagini del sistema di videosorveglianza di una banca e del Comune, sono indagati altri due ragazzi, rispettivamente di 19 e 20 anni, uno di Decimomannu e l'altro di Assemini, che non hanno partecipato al blitz contro l'auto dell'ispettore, usata anche dal figlio, ma che risultano coinvolti in altri reati collegati.
"Non dormirai più tranquilla"
Sempre il 2 dicembre, a Villaspeciosa, era stata tracciata una scritta offensiva contro una ragazza, amica del figlio dell'ispettore, che aveva appena chiuso la relazione con uno degli indagati. Via chat - come emerso dai telefonini sequestrati durante le indagini - la giovane aveva ricevuto pesanti minacce dall'ex, estese anche alla sua famiglia. "Non sapete con chi avete a che fare", scriveva, tra l'altro, il ragazzo. "Non dormirai più tranquilla". Spaventata, la giovane non aveva sporto denuncia, così come l'amico, figlio dell'ispettore, non aveva raccontato niente al padre. Aveva taciuto anche la sua attuale fidanzata.
Il 30 novembre scorso, qualche giorno prima dell'esplosione della bomba, una scritta con minacce di morte era comparsa sul muro del cimitero di Vallermosa (Sud Sardegna) contro il maresciallo della locale stazione dei carabinieri. In questo caso, il movente è il fatto che in quei giorni i militari cercavano uno degli arrestati di oggi per notificargli un avviso orale per reati di droga, provvedimento che gli agenti della Digos, coordinati dal dirigente Antonio Nicolli, ha provveduto a fargli avere oggi durante l'arresto.
Sono state eseguite anche alcune perquisizioni, nelle abitazioni del 19enne (quest'ultimo e' stato trovato a Vallermosa, a casa dell'amico 21enne arrestato) e del ventenne, durante le quali sono stati sequestrati un tirapugni e una mazza da baseball. I cinque sono indagati, a vario titolo, per di danneggiamento aggravato, fabbricazione o detenzione di materiale esplodente, violenza o minaccia a un pubblico ufficiale aggravata, minaccia e diffamazione aggravate. All'operazione hanno partecipato anche il Reparto prevenzione crimine, unita' cinofile antidroga, Squadra volante, Scientifica e Squadra mobile della questura.