AGI - "Mi è bastato già una volta": Giuseppe Costanza, l'autista di Giovanni Falcone sopravvissuto alla strage di Capaci, si toglie il visore e posa i comandi della realtà virtuale, che in un container a due passi dall'autostrada che salto' in aria il 23 maggio del 1992 lo ha fatto ripiombare nella realtà vera, quella dell'odore di corpi bruciati e di fumo, del silenzio che precede l'urlo delle ambulanze e della speranza di salvare chi puo' ancora essere salvato.
"Non è stato piacevole, per me - aggiunge Costanza - rivivere quei momenti. È stato pesante". Non è un gioco, infatti, la realtà virtuale che ti catapulta dentro il cratere della strage in MuST23, il Museo Stazione 23 maggio a Capaci, ma serve a un obiettivo: salvare la memoria, che ogni anno si affievolisce fino a far dimenticare alla burocrazia che quella data è per l'Italia 'sacra' e non è compatibile con altri appuntamenti, come un concorso per presidi.
Si tratta, spiegano Addiopizzo Travel e Capaci No Mafia, del "primo step di un museo immersivo, che mira alla creazione di uno spazio di fruizione culturale permanente". Finanziato in gran parte da Invitalia e da Legacoop e Coopfond, MuST23 "non è un museo sulla mafia, nè tantomeno sulla strage del '92, ma un luogo dove la storia si racconta per comprenderne le dinamiche e ricostruire un senso". "Indossando il visore sei uno dei primi ad accorrere sul luogo della strage - spiega un operatore del progetto - e diventi un utente attivo usando degli oggetti".
La prima cosa che nei venti minuti di 'viaggio' si ha a disposizione, girandosi leggermente a destra, è un frigorifero bianco, che va aperto: una didascalia ti spiega che quell'elettrodomestico fuori dal guardrail dell'autostrada fu lasciato dai mafiosi come punto di riferimenti per chi avrebbe azionato il telecomando. Un attimo dopo sei sul bordo del cratere, nelle orecchie le voci delle comunicazioni tra le forze di polizia, i vigili del fuoco, i soccorritori (tratte dal documentario di Ernesto Oliva e Antonio Prestigiacomo).
Le chiavi, ti servono per aprire la portiera della Croma bianca in cui viaggiavano Fralcone e Francesca Morvillo; un megafono fa 'scattarè la rabbia di Palermo ai funerali dei martiri. "In via D'Amelio - dice Antonio Vullo, poliziotto della scorta di Paolo Borsellino, sopravvissuto a quell'altra strage - ci sono caduto, ma qui a Capaci il 23 maggio siamo stati i primi ad arrivare e rivivere cosi' quei momenti è molto forte. Spero che i ragazzi possano rivivere in qualche modo quello che è stato il 23 maggio del '92".