AGI - Un operaio di 46 anni ha perso la vita nella notte in un incidente sul lavoro nello zuccherificio di Brindisi. Il lavoratore, dipendente di una ditta esterna che stava effettuando lavori di manutenzione al nastro dell'impianto, era di Latiano, nel Brindisino. L'incidente, nel quale l'operaio ha subito l'amputazione di un arto, è avvenuto dopo la mezzanotte, ma ancora non è chiara la dinamica, su cui indagano le forze dell'ordine. L'uomo è morto poco dopo l'arrivo dei soccorritori del 118.
"Vincenzo Valente, 46 anni, stava lavorando per una ditta esterna alla manutenzione del nastro dell'impianto dello zuccherificio di Brindisi, quando ha subito l'amputazione del braccio ed e' morto a causa della grave emorragia. La dinamica dell'incidente è ancora in via di accertamento. L'incidente è accaduto dopo la mezzanotte di oggi. A dare l'allarme sono stati i colleghi, ma all'arrivo dei soccorsi per il lavoratore non c'era più nulla da fare. Un'altra vittima. Un altro lavoratore in appalto che perde la vita fatto a pezzi da una macchina. Un'altra indagine per appurare dinamica e responsabilità. Per fermare questa strage va agita la prevenzione e va applicata la legge 81 sulla sicurezza sul lavoro, anche dove consente ai lavoratori di rifiutarsi di mettere in pericolo la propria vita, senza per questo essere punibili". Lo dichiara Andrea Gambillara, segretario nazionale Flai Cgil, commentando la notizia della morte di un operaio in uno zuccherificio di Brindisi.
"Il nostro primo pensiero va ai familiari della vittima, ai quali esprimiamo il nostro cordoglio e la nostra vicinanza. Tuttavia, accanto alla rabbia e al dolore, sentiamo la responsabilità di chiedere, come abbiamo fatto e come continueremo a fare, il rispetto per la vita delle persone. È necessario che le istituzioni e la politica (intesa in tutta la sua interezza) facciano di più per trovare soluzioni efficaci e immediate, in particolare sulla delicata questione che riguarda gli appalti". Lo dichiara il segretario nazionale Uila, Gabriele De Gasperis, dopo la notizia della morte di un operaio in uno zuccherificio a Brindisi.
Per il segretario generale della Uila Puglia, Pietro Buongiorno, "bisogna rafforzare la prevenzione e la formazione, incrementare le ispezioni e il numero degli ispettori del lavoro e diffondere la cultura della prevenzione che spesso non rappresenta una priorità. La campagna 'Zero morti sul lavoro' promossa dalla Uil non è un simbolo né uno slogan propagandistico, è un impegno quotidiano che chiediamo in tutti i luoghi di lavoro, volto a fermare questa strage che ogni anno continua a mietere sempre più vittime". "Un dramma, l'ennesimo, in un territorio povero di occupazione, in un'azienda nella quale i temi della sicurezza costituiscono argomento caratterizzante dell'azione di tutela sindacale. In attesa che le indagini consegnino la verità sui fatti e sulle dinamiche che l'hanno generata, esprimiamo vicinanza e cordoglio alla famiglia. Gridiamo il dolore del sindacato e di tutti i lavoratori impegnati nello stabilimento che chiedono verità e giustizia. Non si può morire di lavoro e per il lavoro pretendiamo che ci sia più impegno e attenzione sui temi della sicurezza sul lavoro", dice Luigi Vizzino, segretario territoriale della Uila di Brindisi.
"Siamo stati come Flai proprio nei giorni scorsi a un incontro pubblico con tutte le istituzioni in Puglia, quello che sta accadendo nei luoghi di lavoro è una vera e propria tragedia che ha responsabilità precise", aggiunge Silvia Spera, segretaria nazionale Flai Cgil responsabile Salute e sicurezza. "I datori di lavoro non ritengono necessario investire sulla sicurezza e la vita dei lavoratori e lavoratrici, che vale meno di qualsiasi altra cosa. Ci sono responsabilità politiche precise, aver depotenziato in maniera sistematica tutti i sistemi di controllo pubblici e di prevenzione ha lasciato mano libera al libero mercato e alla competizione al ribasso dove la vita umana vale meno di zero. Abbiamo una legislazione tra le migliori in Europa completamente disapplicata, avevamo una struttura pubblica di medicina del lavoro tra le più prestigiose d'Europa e si è lasciata morire tutto per favorire la competitività delle imprese sulla pelle di chi lavora per vivere. Una vergogna che ci riguarda tutti e ci chiama ad assumerci responsabilità e a reagire e lottare perché questa situazione inaccettabile cambi radicalmente", conclude Spera.