AGI - "Sono pronto a togliermi la vita. Sono stanco di tutti i soprusi che ho subito negli anni dalla magistratura: non mi sento tutelato dalla giustizia. Sono stato preso in giro e ho deciso di gettarmi di sotto". Sono le parole all'AGI di Leonardo Moretti, l'uomo di 62 anni che da questa mattina alle 9 a Firenze si e' arrampicato su una gru molto alta, davanti a un cantiere, a pochi metri dal Palazzo di Giustizia. Moretti, assistito dall'avvocato Michele Vincelli, "non e' un delinquente abituale ma, dopo circa trent'anni di vicissitudini, si ritiene, un perseguitato dalla giustizia", spiega il penalista. La storia di Moretti, nato a Torino, ma residente a Citta' della Pieve, in Umbria, inizia con alcune denunce presentate e tutte archiviate nelle quali denunciava dei "soprusi ai suoi danni" da parte di alcuni politici e amministratori locali riguardo uno sfratto subito. Nel 2009 l'uomo si era opposto, forse un po' troppo energicamente, ai lavori di un cantiere nei pressi della sua abitazione dell'epoca, attraverso una serie di condotte ostruzionistiche, finalizzate alla sospensione dei lavori. Da qui l'accusa di estorsione per una 'buonuscita' chiesta da Moretti.
In seguito di questi fatti, il 17 aprile del 2009, e' stato indagato dalla procura di Orvieto. Moretti, ritenendosi un perseguitato dalla giustizia, sin dall'inizio, compare personalmente a tutte le udienze, tuttavia in costante assenza sia dei difensori di fiducia nominati, che di quello d'ufficio: sostanzialmente il processo si svolge sempre attraverso l'ausilio di difensori di turno o prontamente reperiti. Nel settembre 2013, per disposizione di legge, il tribunale di Orvieto e' soppresso e gli atti vengono trasmessi al competente ufficio giudice di Terni, dove il processo ha nuovamente inizio. La cancelleria gip del tribunale di Terni, nuovo distretto ora competente per il processo ha quindi inviato le notifiche al primo difensore nominato da Moretti, il quale non ha fatto altro che ribadire la propria rinuncia alla difesa, avvenuta gia' anni prima. Qui il tempo passa e, anche complice il Covid-19, il tribunale di Terni ha notificato tutti gli atti successivi del procedimento, sino alla sentenza di condanna, presso il difensore d'ufficio, assente, anch'esso a tutte le udienze dibattimentali, compresa quella di discussione, senza che Moretti avesse mai avuto alcun contatto con lui.
Il 27 gennaio 2022, il tribunale di Terni, in assenza sia dell'imputato sia del difensore nominato d'ufficio, dopo circa tredici anni dai fatti contestati, ha pronunciato la sentenza di condanna. "In data 19 aprile 2024, la Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, presentato da Moretti per rescindere il giudicato relativo alla sentenza, ritenendo, evidentemente, che Moretti fosse a conoscenza del processo a suo carico", spiega l'avvocato Vincelli. "Dunque, dopo oltre 15 anni dai fatti, si aprono le porte del carcere per il Moretti e, pur essendoci prova, non solo della negligenza di vari difensori, ma anche della sua totale e incolpevole inconsapevolezza circa le sorti del suo processo, egli dovra' ora scontare cinque anni di reclusione", ricorda il penalista. Per questo oggi il 62enne minaccia il suicidio. Sul posto, oltre ai sanitari del 118, le forze dell'ordine.