AGI - "Improprio, irrazionale, finalizzato al conformismo giudiziario e dannoso perché rallenta ancora di più la giustizia". Il presidente del Tribunale di Milano Fabio Roia boccia in un'intervista all'AGI il provvedimento con cui il governo introduce, a partire dal 2026, il test psico-attitudinale per i magistrati.
"Come prima cosa, è un'iniziativa che va in senso contrario agli obbiettivi del Pnrr, tra i quali c'è la velocizzazione del sistema. I test rallenteranno i concorsi e le procedure di reclutamento di nuovi magistrati. A Milano, mancano 60 giudici, c'è quindi una scopertura del 20 per cento e il 41 per cento del personale amministrativo. I test non aiuteranno a colmare questa carenza rendendo più complicato anche smaltire gli arretrati".
"Nel merito mi risulta che dove si sono applicati questi test, come in Francia, non sono stati raggiunti gli obbiettivi. Il rischio è che certifichino un conformismo giudiziario di cui non abbiamo bisogno. Anzi: ora più che mai in un'ottica di interpretazione delle norme transnazionali, abbiamo bisogno di coraggio da parte dei magistrati".
Roia afferma che sono già attivi e funzionanti sistemi di controllo "sui requisiti dell'equilibrio, dell'indipendenza e dell'imparzialità".
"È importante il controllo sull'equilibrio anche perché il nostro sta diventando un lavoro sempre più logorante anche alla luce della richiesta di produttività in condizione di organici insufficienti. I futuri magistrati vengono già 'testati' durante il tirocinio e nei sei mesi prima di prendere possesso della funzione e poi, quando lo diventano, ogni 4 anni. Una verifica che è necessaria per progredire nella carriera. A valutare il loro equilibrio, sono i presidenti dei tribunali e delle sezioni, il consiglio giudiziario, il Csm. Se un giudice per esempio è affetto da una patologia psichiatrica o si trova nella situazione, come a volte capita, di non depositare le motivazioni alle sue decisioni per un blocco, scatta la procedura della dispensa. Inoltre proprio una recente legge stabilisce che un magistrato non più in grado di svolgere le proprie mansioni viene spostato nella pubblica amministrazione, ovviamente senza mansioni decisionali". Per il capo dei giudici milanesi, "questo provvedimento sembra una sorta di sfiducia che non ci meritiamo che lancia un'immagine distorta delle toghe".
"Si confonde l'assenza di equilibrio con una decisione non gradita. Abbiamo anche noi i nostri demeriti ma in un corretto gioco di squadra in un sistema Paese le istituzioni non dovrebbero sfiduciarsi tra loro, per il bene dei cittadini".