AGI - "Io ieri ho ricevuto una telefonata dal ministro Piantedosi mentre ero in macchina con la scorta. Sono sotto scorta da nove anni, se c'è solo l'anticamera di un sospetto sull'amministrazione comunale di Bari, sul consiglio comunale di Bari e sul sottoscritto, allora io rinuncio alla scorta. Io non posso stare sotto scorta. Non posso essere considerato nello stesso tempo un sindaco antimafia e contemporaneamente il Ministero dell'Interno che manda l'accesso al Comune per verificare se ci sono le condizioni per lo scioglimento. Toglietemi la scorta, torno a vivere. Forse avrò qualche problema ma non fa niente". Lo ha detto il sindaco Antonio Decaro nel corso di una conferenza stampa a Palazzo di Città, all'indomani al provvedimento di accesso ispettivo disposto dal Ministro dell'Interno al Comune di Bari.
"Hanno fatto male i conti, secondo me perché tutto quello che state facendo alla città vi si ritorcerà contro. I baresi non perdonano chi li tradisce. Non mi hanno fatto paura i boss dei clan di questa città. Non ho avuto paura dei Sedicina, dei Parisi, dei Diomede, dei Capriati (noti clan Baresi, ndr), figuratevi se devo avere paura di voi, dei parlamentari. Di chi devo aver paura? Di D'Attis? (Mauro D'Attis, commissario regionale di Forza Italia e membro della commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno delle mafie, ndr), del viceministro alla giustizia (Francesco Paolo Sisto, ndr)?"
Il sindaco al termine della conferenza si è rimesso la fascia tricolore: "Io sono un uomo delle istituzioni e come tutti gli uomini aspetterò con serenità la commissione per l'accesso e gli daremo tutto il supporto, tutta l'assistenza e tutta la documentazione che servirà. Perché Bari è una città che ha quattordici clan mafiosi, è vero - ha ricordato il primo cittadino -. Ma soprattutto è una città che resiste alla criminalità organizzata. Una città che non piega alla testa. Una città che non si gira dall'altro lato. Una città che tiene la testa alta con dignità. E questo ricordiamocelo sempre. Dobbiamo essere orgogliosi dei baresi per bene. Che sono molti molti molti di più delle persone che non sono per bene e dei criminali".
Decaro, atto di legittima difesa della città
"Oggi per me questo è un atto di legittima difesa non del sindaco, non del consiglio comunale, un atto di legittima difesa della nostra città. Io sono è stato corretto da quando sono diventato sindaco di questa città. Ho indossato la fascia, ho messo la tessera del mio partito nel cassetto e sono stato il sindaco di tutti. Soprattutto di chi non mi aveva votato e la stessa cosa ho fatto da rappresentante dell'Associazione Nazionale dei Comuni. Sono stato il presidente di tutti. Soprattutto di chi non aveva la mia provenienza politica. E l'ho fatto con onore, con disciplina, il sindaco e il presidente dell'ANCI, ho sempre garantito rispetto istituzionale ai governi che si sono succeduti in questi anni e ne ho visti passare tanti in dieci anni. E credo che me lo possano riconoscere tutti". Lo ha detto il sindaco di Bari, Antonio Decaro, nel corso di una lunga conferenza stampa convocata nell'aula consiliare di Palazzo di Città all'indomani al provvedimento di accesso ispettivo disposto dal Ministro dell'Interno al Comune di Bari.
"Io sono andato al Ministro dell'Interno - ha raccontato -. E gli ho detto 'Ministro io rappresento le istituzioni. Sono sindaco. Rappresento anche gli altri sindaci'. E inquieta vedere che c’è un gruppo di parlamentari del centrodestra della mia Regione che sono andati nella sua stanza, hanno fatto una fotografia, sono usciti, hanno fatto una conferenza stampa dicendo che hanno chiesto al ministro, a seguito degli arresti che c'erano stati nella città di Bari, un'ispezione del comune perché con quell'ispezione dovevano sciogliere il comune di Bari per mafia. Non ho reagito perché io rappresento le istituzioni. Tra quei parlamentari ci sono D'Attis (Mauro D'Attis, commissario regionale di Forza Italia, ndr), che oggi è vicepresidente della commissione antimafia, e l'altro invece è il viceministro della giustizia Sisto (Francesco Paolo Sisto, ndr), che insieme a un altro viceministro alla salute (Marcello Gemmato, ndr) sono andati dai membri del governo all'Interno, a chiedere di provare a sciogliere per mafia il consiglio comunale di Bari".
Decaro, persone arrestate erano dall'altra parte politica
Tra le persone arrestate nel corso dell'operazione "Codice Interno", coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, che ha portato all'esecuzione di 137 custodie cautelari, c'erano l'ex consigliere regionale Giacomo Olivieri e sua moglie Maria Carmen Lorusso (ai domiciliari), eletta consigliera comunale a Bari con la lista "Di Rella Sindaco", poi passata in maggioranza con "Sud al Centro". "Quelle persone non erano candidate con la mia parte politica, ma dall'altra parte", ha detto il sindaco Antonio Decaro nel corso di una conferenza stampa a Palazzo di Citta', all'indomani al provvedimento di accesso ispettivo disposto dal Ministro dell'Interno al Comune di Bari. Il primo cittadino ha mostrato degli articoli di giornale, delle foto, con cui era tappezzata l'intera aula: "il flirt di Forza Italia con Olivieri e Canonico, sono stati Mauro D'Attis e Francesco Paolo Sisto, poi attaccati in maniera pesantissima dal loro partito, a fare un accordo elettorale. Hanno fatto due liste civiche: in una - quella di Canonico - c'era Francesca Ferri (arrestata nel 2022, ndr) per voto di scambio mafioso nel comune di Valenzano e qualche giorno fa e' stata arrestata Lorusso, moglie di Olivieri. Quindi io ho pensato che quella fotografia (dei parlamentari pugliesi dal Ministro Piantedosi, ndr) servisse per dire 'anticipiamo noi, attacchiamo noi il sindaco, cosi' mettiamo le mani avanti per non cadere si dice a Bari'. Invece no, probabilmente c'era un disegno".