AGI - Un presidio femminista e contro la violenza sulle donne si è tenuto sulle scale del tribunale di Tempio Pausania, in Sardegna, dove si era appena conclusa l'udienza del processo per stupro a carico di Ciro Grillo e tre suoi amici genovesi. Per pochi minuti i manifestanti hanno interrotto il traffico in via Limbara, attraversando sulle strisce pedonali.
Per parte della mattinata, a conclusione di un corteo per l'8 marzo partito da piazza Gallura, davanti al municipio, e poi arrivato davanti al parco delle Rimembranze, sono rimasti appesi davanti al tribunale due striscioni: "Il sesso senza consenso è stupro" e "La vittimizzazione secondaria è violenza". Un richiamo a quanto accade nelle aule di tribunale quando una donna denuncia un rapporto sessuale non consensuale. Concetti ribaditi dai manifestanti dai megafoni e sottolineati dal rumore assordante dei fischietti, durante l'intera manifestazione, conclusa al ritmo di musica, dopo le 13, e sotto la pioggia.
"In Italia spesso non viene garantito un equo processo, tanto che persino la Corte Europea dei diritti umani ha sanzionato il nostro Paese perchè non vengono date pene adeguate, ma soprattutto per il problema della vittimizzazione secondaria a cui le donne che affrontano questo difficile processo vengono sottoposte", ha spiegato all'AGI Rita Nonnis, del Coordinamento 3-Donne di Sardegna.
"Le stesse domande reiterate, le stesse situazioni che devono rivivere ogni volta. A questo si aggiunge una sorta di senso di colpevolezza che viene insinuato chiamandole, per esempio, presunte vittime. Loro non sono presunte vittime, loro sono parte offesa. Loro sono donne che con coraggio denunciano e come tali devono essere anche definite". "Ciascuno è libero di manifestare, noi siamo qui per fare un processo", commenta l'avvocato Gennaro Velle, che al processo per stupro in corso a Tempio Pausania rappresenta uno dei quattro imputati, Francesco Corsiglia. "Svolgiamo tranquillamente la nostra professione, senza - credo - offendere nessuno facendo il nostro lavoro". "Il processo penale è sofferenza", è l'opinione dell'avvocato Mariano Mameli, difensore di Edoardo Capitta.
"Non credo che esista un modo diverso per accertare la verità di fatti che sono di rilevanza penale. E' la storia del processo penale, è sofferenza per tutti gli imputati, per le persone offese. Non credo che qua possa dirsi che in questa sede, con questo tribunale e con un ufficio giudiziario così attento e anche con i difensori di tutte le parti private di questo processo si e' mai successo nulla o sia mai accaduto nulla che non fosse strumentalmente necessario all'accertamento dei fatti, con la massima attenzione alle persone. Sotto questo profilo credo che non sia che io personalmente non ho mai registrato nulla che sia stato davvero oltre la misura e il senso di quello che doveva essere fatto per l'accertamento dei fatti".
Non si sono sopite le polemiche su una serie di domande intime e scabrose rivolte durante in controesame della difesa nelle precedenti udienze del processo a 'Silvia', la ragazza che accusa di violenze sessuale di gruppo Ciro Grillo e gli amici genovesi, Corsiglia, Capitta e Vittorio Lauria. In realtà, nei più minuziosi dettagli dei rapporti sessuali avuti dalla ragazza la notte del presunto stupro di cinque anni fa in Costa Smeralda, sono entrate tutte le parti, non solo gli avvocati della difesa nel controesame, ma anche il pubblico ministero e quelli che rappresentano la giovane in giudizio. "Il processo in tribunale, per come è governato, dà massime garanzie in questo senso", aggiunge l'avvocato Mameli. "Credo che anche dal punto di vista dei legali e degli uffici della pubblica accusa ci sia sempre stata una estrema attenzione cautela a non trascendere mai i limiti anche umani di una vicenda che sta creando sofferenza a tutti".