Morta per un aneurisma, i familiari: “Vorremmo conoscere chi vivrà con i suoi organi"

Paolo Borrometi
Un'immagine della 34enne Sandra Spadaro, deceduta per un aneurisma
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Sandra Spadaro
La famiglia Spadaro a Milano

Poi improvvisamente il buio. “In 10 minuti la vita sua e la nostra si fermano. Tutto l'ingranaggio che ti sembra indistruttibile, scopri che è fatto di sabbia. La telefonata a mio zio per chieder aiuto, le ambulanze, la corsa in ospedale. In attesa di un trasporto in elicottero a Catania che non arriverà mai. La situazione è grave, troppo. Così ci dicono i medici. Io non mi capacito, arrivo da Torino all'una di notte di venerdì 23 febbraio e vedo gli occhi dei miei genitori smarriti. Da lì due giorni di finte speranze, i medici con me erano stati chiari. I miei genitori però avevano bisogno di un aiuto in più per capire, una speranza in più per credere ancora. E questo è stata la nostra penitenza, avere la nostra Sandra in quel letto, un cuore che batte ma la sua testa spenta, per sempre. Questa è la cosa più dura da accettare. Lo è per un genitore che sta perdendo un figlio, lo è per un fratello che sta perdendo la sua amata sorellina. Lo è per me infermiere che, nella carriera, ha aiutato tante persone, ma che non può fare assolutamente niente per mia sorella. Sarà il mio fardello – conclude il fratello -, quel senso di impotenza che mi porterò a vita. Oggi vorremmo solo conoscere loro, chi permetterà a mia sorella di vivere per sempre”.
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