L'Ucraina due anni dopo: la diaspora a Roma, "siamo stanchi e disperati"

Barbara Laurenzi
Barbara Laurenzi /AGI - Una donna manifesta in Ucraina per suo marito, prigioniero in guerra
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Tra gli ucraini fuori da Santa Sofia c'è poca voglia di parlare. Il cielo è cupo "come i nostri cuori" dice Elena, 20 anni, in Italia da Zaporija con la madre, mentre padre e fratello sono rimasti in Ucraina. "Dopo due anni arriva la disperazione - spiega ancora padre Marco - la gente combatte, vuole crederci, però si sta anche stancando". E per alcune madri la ferita è doppia. Non solo la separazione dal proprio figlio, ma anche il dolore di saperlo nell'ultimo luogo in cui una mamma vorrebbe vederlo in questo momento. In una prigione russa. Come accade invece a Liliya Orel, madre di un militare ucraino che si trova in un carcere russo da 20 mesi. Suo figlio Orla Vladimir è un marine del 501esimo battaglione dell'unità di fanteria marina delle Forze armate dell'Ucraina, si trovava a Mariupol ed è stato catturato ad aprile 2022. "E' in prigionia da due anni e la Russia si rifiuta di restituirlo all'Ucraina" spiega all'AGI, chiedendo di rivolgere un appello alle istituzioni. "Attraverso voi, voglio trasmettere un appello al governo italiano e ad altri paesi affinchè mi aiutino a far uscire mio figlio dalla prigionia per poi trasportarlo nel paese in cui ora viviamo, in un paese che ci ha accettato ed è molto solidale. Grazie Italia". "Vorrei attirare l'attenzione pubblica - aggiunge ancora - sul fatto che la Federazione Russa applica torture fisiche e pressioni morali sui prigionieri di guerra ucraini nei loro luoghi di detenzione. Inoltre, i prigionieri di guerra ucraini non hanno contatti con le loro famiglie e la parte russa non conferma dove si trovino. In una situazione del genere è opportuno evacuare mio figlio in Italia, dove vivo con il mio figlio minore".
Barbara Laurenzi/ AGI - Liliya manifesta a Roma per suo figlio, militare ucraino prigioniero in Russia
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