AGI - Il colpo d'occhio, oggettivamente, è di quelli che lasciano il segno. E non è solo per la forza evocativa di quella distesa di fiaccole nella serata romana. E' che c'è davvero tanta gente - oltre tremila persone, stimano gli organizzatori dell'evento - a rendere omaggio in piazza del Campidoglio a Aleksej Navalny. Tante, e tutte davvero in silenzio quando viene chiamato l'omaggio per il dissidente ucciso dalla "sindrome della morte improvvisa" secondo il regime di Mosca che, dopo averlo avvelenato, lo deteneva in gulag siberiano dove la temperatura scende sotto i -30.
Carlo Calenda, 'padre' dell'iniziativa, saluta come "una cosa non comune per l'Italia" le presenze bipartisan in piazza e parla di "un segnale importante di solidarietà per chi muore per la libertà".
Certo, sui taccuini e nelle telecamere finisce anche il drappello di contestatori che marcano stretto il capogruppo della Lega al Senato, Massimiliano Romeo, al grido "vergogna". Così come l'esponente della Lega che tiene botta, risponde con dei ripetuti "bravi, avete fatto la provocazione che vi eravate preparati" e avverte "cosi' pero' impedite a noi di manifestare la nostra solidarietà".
Un graffio in una serata che tutto sommato unisce, senza bandiere. Con dei distinguo, certo. Affidati alle dichiarazioni di chi partecipa, o di chi prende posizione con un comunicato ma corale in questa piazza con un parterre bipartisan, come si dice in queste occasioni. Ecco Pier Ferdinando Casini, Virginia Raggi, Nicola Fratoianni, Angelo Bonelli, Lucio Malan, Tommaso Foti, Raffaella Paita, Teresa Bellanova, Francesco Silvestri, Stefano Patuanelli, solo per citarne alcuni, e poi esponenti del mondo dell'informazione, della società civile. E tanti, tanti cittadini. Di tutte le età.
"I fischi e gli insulti a Romeo? Non mi fa piacere", confessa Calenda ricordando che "chiunque è qui oggi è per ricordare un martire della libertà e siccome la libertà è un valore universale è importante ricordarlo senza polemiche". Certo, riconosce il leader di Azione, "in Italia niente si riesce a fare insieme, e questo è un bel segnale".
E Romeo? Parla di una Russia che "è un Paese che dovrebbe essere democratico e democratico, purtroppo, non è" e respinge al mittente chi chiama in causa Salvini e la Lega per rapporti con Russia Unita o Putin dicendo che "non c'è nessun accordo con Russia Unita e se a qualcuno va di strumentalizzare io posso dire che il passato è passato e che, allora, ci sono stati presidenti del Consiglio che hanno stipulato accordi con Putin che ci hanno reso dipendenti dalla Russia. Quindi, insomma...".
"Noi stiamo dalla parte della libertà - ribadisce Romeo - dalla parte dell'Occidente e giustamente siamo qui per testimoniarlo".
"Solidarietà a tutti quei cittadini russi che stanno anche in questi giorni protestando pacificamente e manifestando il loro dissenso e per questo vengono arrestati", arriva da Elly Schlein. "I democratici come noi non possono tollerare in nessun Paese una compressione costante dei diritti fondamentali democratici", aggiunge la segretaria Pd.
"Quando si esercita un potere come lo sta esercitando Putin, distanziarsi è il minimo. Questo è il motivo del nostro essere qui questa sera". Chiarisce il capogruppo M5s alla Camera, Francesco Silvestri.
Ognuno sta in un pezzo di piazza, tutti ascoltano le parole di Gualtieri. E ancora di più quelle di Tatiana Vite, la dissidente russa che esorta a "dire chiaramente che Alexei Navalny non è morto: è stato ucciso dal regime". "Oggi siamo giunti all'ora più buia" scandisce trattenendo a stento l'emozione - poi neanche si sforzerà più di farlo - nel raccontare chi era Navalny, cosa ha rappresentato. Cosa rappresenta. Su Palazzo Senatorio è proiettata la gigantografia di Navalny. Dopo l'intervento di Vite cala il silenzio, punteggiato dalle fiaccole. Resta il rumore, più in basso, del traffico di Roma.