AGI - "Ogni arma e ogni cartuccia generano una dispersione di particelle diversa, che varia a seconda non solo delle caratteristiche tecniche ma anche delle condizioni ambientali. Per questo, in linea generale, si può dire che l'esame dello Stub rileva tracce delle polveri disperse che si depositano su oggetti e persone 'nelle vicinanze' del punto di esplosione. Ma per trarre conclusioni più precise, per esempio sulla reale distanza, è necessario incrociare tutti i dati a disposizione. Ciascun dato da solo non basta a ricostruire l'accaduto: non lo Stub da solo, non le tracce sul famoso tavolo da sole. Io, per esempio, non ho ancora potuto esaminare l'arma, che si trova ancora presso il laboratorio del Ris". Rimane molto cauta Raffaella Sorropago, la super esperta di balistica incaricata dalla Procura di Biella nel complesso caso dello sparo al veglione di Rosazza: in un colloquio con l'AGI racconta come stia proseguendo nel lavoro e conti di consegnare la perizia entro la fine di febbraio, ma smentisce qualsiasi salto alle conclusioni, in un senso o nell'altro. "Non solo - spiega - per rispetto della riservatezza sulle indagini, ma perché gli elementi su cui ragionare sono davvero molteplici e non sono ancora tutti in mio possesso".
Quali sono gli accertamenti che dovrà compiere sulla pistola?
"Sono - dice - diversi: da quelli sulla funzionalità dell'arma alle verifiche sui proiettili, confrontandoli con quello estratto dalla gamba del ferito. Si tratta di un lavoro delicato, che ovviamente compirò con la partecipazione del consulente della difesa".
Pensa di dover tornare a Rosazza?
"Allo stato - risponde - direi di no. Salvo naturalmente che il procedere del lavoro faccia sorgere domande che lo rendano necessario".