AGI - Un piano "non improvvisato ma elaborato, costruito e pianificato" in cui però "non ci sarebbe stato il coinvolgimento dei servizi segreti russi". E' quanto sostengono gli inquirenti milanesi che hanno indagato per oltre cinque mesi sull'evasione di Artem Uss, l'imprenditore russo di 41 anni fuggito dagli arresti domiciliari in attesa dell'iter della richiesta di estradizione verso gli Usa.
La precisazione è arrivata nel corso di una conferenza stampa a Milano in cui sono stati illustrati i dettagli dell'inchiesta che ha portato all'emissione di sei misure cautelari in carcere per Uss e i cinque uomini di origine balcanica che lo hanno esfiltrato lo scorso 22 marzo prelevandolo da Cascina Vione e portandolo in poche ore in auto fuori dall'Italia.
Stando a quanto spiegato dal procuratore Marcello Viola, dal pm Giovanni Tarzia, dai vertici del comando provinciale dei Carabinieri di Milano e dal personale del nucleo speciale polizia valutaria della GdF, sono stati 124 gli allarmi scattati nei 79 giorni di arresti domiciliari in cui è rimasto Artem Uss prima di evadere lo scorso 22 marzo e scappare dall'Italia.
Di questi una ventina sono ritenuti dagli inquirenti dei tentativi e delle prove in vista della fuga dell'imprenditore dall'appartamento a Cascina Vione a Basiglio, nel Milanese. In quei due mesi e mezzo in cui era destinatario di un richiesta di estradizione dagli Usa, Uss è stato controllato dai militari della compagnia di Corsico oltre 280 volte, sia per i controlli di routine e ogniqualvolta che era partito l'allarme dalla centralina collegata al braccialetto elettronico. Il dispositivo che il 22 marzo è stato manomesso da Uss con la collaborazione del comando di cinque uomini, accusati di procurata evasione, che lo hanno esfiltrato.