AGI - Beniamino Zuncheddu, detenuto da quasi 33 anni, è libero. "Non vedo l'ora di spostarmi da qui, perché il carcere non lo voglio più vedere", dice, felice e sollevato, appena uscito dalla casa circondariale di Uta (Cagliari), dopo che la Corte d'appello di Roma ha accolto la richiesta di sospensione dell'esecuzione della pena avanzata dal suo avvocato Mauro Trogu. Zuncheddu, che si è sempre proclamato innocente, sta scontando l'ergastolo per la strage di 'Cuili is Coccus' a Sinnai (Cagliari), in cui nel 1991 tre pastori furono uccisi e una quarta rimase ferite.
Davanti alla Corte d'assise d'appello di Roma è in corso il processo di revisione che potrebbe portare alla liberazione definitiva di Zuncheddu, il quale, in regime di semilibertà, al momento esce dal carcere solo la mattina per lavorare. "Non lo so. Sono un po' stordito", risponde quando gli si chiede quale sarà la prima cosa che farà appena tornato a casa.
Ad accoglierlo davanti al carcere la sorella Augusta, la sua datrice di lavoro e compaesani di Burcei (Cagliari), il paese dove Zuncheddu tornerà e che è pronto ad accoglierlo, e la Garante regionale per i diritti dei detenuti, Irene Testa, convinta della sua innocenza e impegnata a sostenere la battaglia per la revisione della condanna all'ergastolo.
"Oggi è una giornata importante", dice Testa all'AGI, dopo aver abbracciato Zuncheddu. "Siamo contenti di questo risultato, il primo ottenuto dopo 33 anni. Spero che questo possa avere un significato in vista dell'udienza del 19 dicembre prossimo, quando ci auguriamo arrivi un'assoluzione piena. Fatti e testimoni, finora, hanno dato ragione a Beniamino che non ha mai smesso di gridare la sua innocenza". Per lui negli ultimi mesi sono state organizzate diverse manifestazioni, sia a Roma sia a Cagliari.
Attesa per la sentenza definitiva
Con l'ordinanza di scarcerazione a Zuncheddu, ex pastore di 59 anni, viene imposto l'obbligo di dimora nel suo paese, Burcei. Le prossime udienze del processo per la revisione dell'ergastolo sono previste in Corte d'appello (corretto) a Roma il 30 novembre e il 12 dicembre prossimi. Il 19 è attesa la sentenza.
Il colpo di scena è arrivato nell'udienza del 14 novembre scorso, quando è stato sentito il testimone chiave Luigi Pinna, unico sopravvissuto all'eccidio. "L'agente di polizia che conduceva le indagini, prima di effettuare il riconoscimento dei sospettati, mi mostrò la foto di Beniamino Zuncheddu e mi disse che il colpevole della strage era lui", ha dichiarato il teste, marito della figlia di una delle vittime, che il giorno della strage rimase ferito.
Inizialmente interrogato, sostenne di non aver riconosciuto l'aggressore, ma, qualche settimana dopo, cambiò versione e accusò Zuncheddu che fu prima arrestato e poi condannato. In aula, dieci giorni fa, Pinna ha cambiato più volte versione nel riferire dell'autore degli omicidi: prima questi aveva il volto scoperto e, poi, lo aveva nuovamente coperto da una calza.
La testimonianza cruciale
La revisione del processo è stata chiesta a novembre 2020. Zuncheddu era stato condannato all'ergastolo dalla Corte d'assise di Cagliari l'8 novembre 1991. I giudici si erano basati, in particolare, sulle dichiarazioni di Pinna. Movente della strage: sconfinamenti di bestiame. Il 16 giugno 1992 la Corte d'assiste d'appello di Cagliari aveva confermato la condanna al carcere a vita.
Una prima parte dell'attività processuale si è concentrata sulla trascrizione e traduzione di una trentina di intercettazioni telefoniche. Il lavoro del perito si è concluso ai primi di ottobre.
Fra i testi ammessi ci sono, appunto, il superstite della strage e testimone chiave del primo processo, e il poliziotto che ha svolto le indagini e che secondo la difesa di Zuncheddu condiziono' il testimone spingendolo a ritrattare.
L'ordinanza con cui è stata concessa la sospensione dell'esecuzione della pena tiene espressamente conto di quanto raccontato da Pinna nell'udienza del 14 novembre scorso e che ha reso inattendibile la sua testimonianza ritenuta finora cruciale per l'identificazione del presunto assassino. A questo punto, il processo è diventato "meramente indiziario", scrivono i giudici, circostanza che ha consentito a Zuncheddu di ottenere la sospensione della pena, seppure con la misura cautelare dell'obbligo di dimora.
A Burcei festa e fuochi d'artificio
Burcei, in Sardegna, ha accolto fra gli applausi, con una festa e fuochi d'artificio, il ritorno a casa di Beniamino Zuncheddu. "Funti tottus po dui (sono tutti per te)", gli ha detto in sardo uno dei tantissimi compaesani, radunati per riabbracciarlo, mentre le luci dei giochi pirotecnici gli illuminavano il viso commosso. "Custa è domu dua (questa è casa tua", si leggeva su uno striscione. "E t'adi abettau (e ti ha aspettato)", ha aggiunto il sindaco Simone Monni, in fascia tricolore, andandogli incontro. "Beniamino ses po nosu unu beru eroi bruceresu (sei per noi un vero eroe di Burcei)", è la scritta che compariva su un altro striscione, sulle note di 'We are the Champions' dei Queen, fra i flash degli smartphone.
Frastornato e felice, Zuncheddu si è concesso agli abbracci e baci dei compaesani che, in coda per fagli gli auguri, hanno creduto alla sua innocenza e nelle scorse settimane hanno ripetutamente manifestato per la sua liberazione. "Beni torrau o fradi (bentornato fratello)", gli hanno scritto i tantissimi amici, fra la musica di 'Liberi liberi' di Vasco Rossi, "ca sa famiglia tua è custa (che la tua famiglia è questa). Gosadiddi sa liberatadi e chi siat giustizia giusta (Goditi la libertà e che sia giustizia giusta)".