AGI - Forte la pressione estorsiva della mafia ennese sulla Valle del Dittaino, la principale area produttiva dell'ennese. Emerge dall'operazione antimafia "Stiela", scattata a Enna e coordinata dalla Dda di Caltanissetta, che ha decapitato il clan, con l'arresto di sette persone.
Nessuna delle più grandi attività produttive dell'area sarebbe sfuggita alla attenzioni della cosca. Imprese "sistematicamente vessate al fine di lucrare prevalentemente somme di denaro", sintomo per chi indaga, "del perdurante assoggettamento di alcuni operatori economici di quella zona".
In particolare, il boss Sebastiano Gurgone, a partire dalla sua scarcerazione, avrebbe attuato strategie volte alla riscossione del pizzo con "l'indispensabile complicita'" degli altri arrestati nel blitz dei carabinieri del Ros. In almeno un caso, per nascondere la provenienza del denaro, uno degli arrestati avrebbe emesso in favore di un imprenditore vittima di estorsione, una fattura per un servizio, secondo l'ipotesi accusatoria, mai avvenuto e per una cifra corrispondente alla somma di denaro estorta.
Le misure
I Carabinieri del Ros, coadiuvati nella fase operativa dai Carabinieri del Comando Provinciale di Enna, hanno dato esecuzione a un'ordinanza di custodia cautelare, emessa dal gip presso il Tribunale di Caltanissetta, nel corso delle indagini preliminari, a seguito di richiesta della Dda della Procura di Caltanissetta, a carico di sette soggetti.
In particolare nei confronti di Sebastiano, Gurgone 71 anni, Sebastiano Calcagno, 34 anni, Giuseppe Scibona, 70 anni, Cristofero Scibona, 45 anni, tutti residenti a Valguarnera Caropepe. Il gip ha disposto la misura cautelare della custodia in carcere in quanto gravemente indiziati per i reati di associazione a delinquere di stampo mafioso, aggravata dalla disponibilità di armi, ed estorsione aggravata dal metodo mafioso.
Nel medesimo provvedimento il Giudice per le indagini preliminari ha altresi' disposto la misura cautelare della custodia agli arresti domiciliari nei confronti di: Antonino Martorana, 51 anni indagato per il delitto di riciclaggio, di Filippo Greco, 63 anni, indagato per il delitto di assistenza agli associati e, infine, di Rosario Catalano, 84 anni, indagato per il reato di usura.
Le misure cautelari costituiscono l'esito di una complessa attività d'indagine, condotta per due anni dai Carabinieri del Ros e coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Caltanissetta, sul territorio della provincia di Enna, con particolare riferimento a quell'area che viene comunemente conosciuta come "Valle del Dittaino"; di fatto la principale area produttiva dell'ennese che, come già sancito in diverse sentenze passate in giudicato, ha da sempre suscitato gli appetiti della criminalità mafiosa.
L'attivita' investigativa - rileva il procuratore di Caltanissetta Salvatore De Luca - culminata nell'operazione "Stiela", ha consentito di acquisire un grave quadro indiziario in ordine alla riorganizzazione di cosa nostra, e nello specifico della famiglia di Enna, a seguito della scarcerazione di Sebastiano Gurgone nell'aprile del 2019.
In più occasioni avrebbe proclamato con soddisfazione il suo status di "uomo d'onore", ruolo che lo poneva al vertice del gruppo mafioso dell'area. Il monitoraggio si è incentrato oltre che su Gurgone, anche sui suoi più' stretti collaboratori, Sebastiano Calcagni, figlio di Domenico, elemento di assoluto rilievo di Cosa nostra ennese ucciso nel 2003 per contrasti insorti all'interno dell'organizzazione mafiosa, Cristofero Scibona e il padre Giuseppe, rispettivamente nipote e cognato del defunto Domenico Calcagno.