AGI - Picchiata a sangue dal fidanzato e minacciata di ritorsioni da parte della mafia se si fosse azzardata a parlare. È l'incubo vissuto da una ventiseienne di Tivoli vittima di un ventunenne con cui avvea avuto una relazione durata un paio di mesi.
Gli investigatori del Commissariato di Polizia locale, coordinati dal "Gruppo uno" della Procura tiburtina, hanno chiesto e ottenuto per il giovane gli arresti domiciliari con applicazione del braccialetto elettronico. L'uomo, incensurato, è accusato di violenza sessuale, lesioni personali aggravate e atti persecutori nei confronti della ragazza.
Nei due mesi in cui sono stati insieme, il giovane, vantando una fantomatica appartenenza alla criminalità organizzata, per motivi di gelosia ha sottoposto la ragazza a una condotta possessiva e controllante, poi l'ha seviziata con violenze e costrizioni, minacciando di far del male a lei e ai suoi genitori qualora l'avesse lasciato o denunciato.
La vittima, terrorizzata e completamente assoggettata all'uomo, ha subito in silenzio ogni tipo di brutalità: violenze fisiche, sputi sul volto, colpi di bottiglia, lesioni con una lametta sino a dover sopportare per ben due volte tentativi di strangolamento.
In diverse occasioni è stata costretta a consumare rapporti sessuali contro la sua volontà per le continue minacce di ulteriori violenze fisiche. L'indagato, che le aveva anche sottratto una collana, un braccialetto, il sussidio di disoccupazione, voleva costringerla anche a rubare oggetti d'oro a una sua amica.
Sono state proprio le amiche della vittima ad accorgersi che quella relazione aveva qualcosa di "anomalo" poiché la ragazza, fin dall'inizio, si era sempre più allontanata da loro adducendo ogni tipo di giustificazione.
Sui social aveva smesso di interagire con diversi amici, soprattutto quelli di sesso maschile, cancellando le varie fotografie nelle quali era in compagnia dei suoi compagni; anche le varie chat della donna, con le quali interagiva con le sue amiche, erano passate nella diretta gestione del fidanzato, che evidentemente, aveva il pieno controllo del telefono cellulare, degli account e dei profili social della ragazza.
La vittima è stata dunque supportata e spronata dalle sue amiche, che seppur non ancora a conoscenza del tenore delle violenze subite, l'hanno convinta a mettere fine alla relazione. La donna ha quindi organizzato in un parco l'incontro con il fidanzato al quale doveva esternare la sua volontà di terminare il rapporto, sorvegliata a distanza dalle sue amiche. L'indagato, però, alla guida dell'auto della ragazza, non si è diretto nel parco ma in una località isolata nel comune di Guidonia Montecelio dove, ancora una volta, l'ha picchiata con pugni allo stomaco, minacciandola di "ammazzarla" e di "buttarla dentro le cave" se lei lo avesse lasciato.
Poi l'ha accompagnata sotto la sua abitazione dove la ragazza, approfittando di una sua distrazione, è riuscita a fuggire con l'autovettura fino ad arrivare a casa dove, ancora terrorizzata e dolorante per i colpi ricevuti, ha trovato la forza di raccontare tutto ai suoi genitori e alle sue amiche che nel frattempo l'avevano cercata ovunque; questi, dopo aver ascoltato il drammatico racconto della vittima, si sono attivati immediatamente fotografando tutte le lesioni sul corpo e accompagnandola al pronto soccorso dell'ospedale San Giovanni Evangelista di Tivoli dove, dopo le medicazioni p stata dimessa con diversi giorni di prognosi.
Poi la tragazza si è rivolta al Commissariato di Polizia Tivoli dove ha sporto denuncia per quanto subito. Gli investigatori hanno acquisito numerose testimonianze e fonti di prova che hanno consentito al PM della Procura di chiedere ed ottenere dal Gip del Tribunale di Tivoli, l'emissione della misura cautelare personale degli arresti domiciliari con applicazione del dispositivo di elettronico di controllo.