AGI - È finita su una panchina all'esterno della piccola cappella di San Bernardo, tra il Comune di Torre e il Comune di Pamparato, nel Cuneese, la fuga di Sacha Chang, il 21enne olandese sospettato di aver ucciso a coltellate, lo scorso 16 agosto, il padre e l'amico di famiglia che li ospitava nella sua casa di Montaldo di Mondovì.
Quando i carabinieri lo hanno trovato stava dormendo, sfinito da una fuga durata ininterrottamente 48 ore tra i fitti boschi della zona.
"Dopo aver compiuto i due omicidi con un grosso coltello da cucina - ha spiegato il comandante provinciale dei Carabinieri di Cuneo, Giuseppe Carubia - il ragazzo si è dato alla macchia in una zona impervia e con una vegetazione molto fitta. L'azione di ricerca è stata molto complessa. Quando lo abbiamo trovato dormiva. Era sfinito, il tragitto seguito dal ragazzo è stato molto complicato, un percorso impegnativo per un soggetto che, seppur giovane, era in fuga da molte ore e senza una alimentazione adeguata".
Il ragazzo dopo l'arresto è stato portato in ospedale per accertamenti. "Probabilmente gli abbiamo salvato la vita", fermandolo, hanno commentato gli investigatori. "Non sono stati trovati documenti relativi al suo stato di salute, è un ambito suscettibile di accertamenti" ha spiegato in conferenza stampa Carubia, a proposito dei problemi psichici di cui Sacha soffrirebbe.
Il ragazzo olandese "si trova nell'ospedale di Mondovì dove si sta rigenerando dopo una fuga che l'ha lasciato spossato anche se è in buone condizioni" ha aggiunto. Sulle tracce del 21enne sono stati impiegati complessivamente più di 200 carabinieri nell'arco delle 48 ore, a cui si sono aggiunti i nuclei cinofili e degli elicotteri.
"È stata una squadra che ha funzionato", ha commentato il comandante. La cattura di Sacha "ha restituito la cessata serenità alla comunità", ha poi aggiunto Carubia, spiegando che "la comunità ha vissuto momenti di paura" e sono stati messi in campo "tutti gli accorgimenti per evitare esposizioni al rischio."