AGI - Secondo le statistiche beve spritz un americano ogni mille, un tedesco ogni 40 e un italiano ogni 10. Ma c’è da scommetterci che questo rapporto si avvicina all’uno a uno in alcune aree d’Italia come il Veneto e il Nord Est in genere. Ironia a parte, nella Giornata Internazionale dell’Aperitivo non si può non parlare di uno dei simboli dell’italianità, una bevanda di fatto abbastanza recente ma diventata fenomeno di costume, oltre che economico.
Innanzitutto i cenni storici. Quando nasce lo spritz? Leggenda vuole (non esistono infatti documenti precisi in merito) che il nome derivi dal tedesco spritzen, che significa spruzzare. Il termine risale infatti all’usanza dei soldati austriaci che durante la prima guerra mondiale in Italia avevano difficoltà a trovare la birra e quindi tagliavano (“spruzzavano”) con acqua gassata il vino locale per renderlo meno forte.
Oggi, a più di 100 anni dalla sua nascita di fatto è ancora lo stesso (o comunque molti simile dei primi del 900). Due varianti (Aperol o Campari), una ricetta ben precisa, nessuna innovazione nemmeno da parte dei bar tender più creativi. Tre parti di Prosecco, due parti di Aperol o Campari, uno spruzzo soda o acqua minerale gasata. Questo è quanto.
Qualche rarissima eccezione è ammessa solo tra i “bacari” veneziani, le tipiche osterie dove le giornate trascorrono tra “ombre” (bicchieri di vino) e “cicchetti” (gli antenati del più moderno “finger food”). Qui può capitare di trovare lo “spritz bianco” (vino e acqua e nulla più, esattamente come la ricetta originale), quello al Select (la versione più antica e originale in laguna), il “misto” (sia con Campari che con Aperol) o con l’aggiunta di Cynar. Ma poco cambia nel concreto.
Non a caso, proprio in occasione del World Aperitivo Day, Select ha scelto Venezia per la prima Select Spritz Week. Quattro giorni all’insegna della scoperta dell’autentico Spritz Veneziano a Ca’ Select, un ex laboratorio industriale nel sestiere Cannaregio (690 mq di superficie totale) dove vivere un’esperienza immersiva che racconta la storia di un brand che si intreccia indistricabilmente con la storia di una città e di un costume.
Un aperitivo, certo, ma che in realtà racconta molto di più.