AGI - Papa Francesco, nel suo intervento agli Stati Generali della Natalità, ha evocato "una cultura poco amica, se non nemica, della famiglia, centrata com'è sui bisogni del singolo, dove si reclamano continui diritti individuali e non si parla dei diritti della famiglia" e ha lanciato un appello alla politica "perché è sotto gli occhi di tutti che il mercato libero, senza gli indispensabili correttivi, diventa selvaggio e produce situazioni e disuguaglianze sempre più gravi".
"Le giovani generazioni crescono nella paura"
"Ridare impulso alla natalità vuol dire riparare le forme di esclusione sociale che stanno colpendo i giovani e il loro futuro. Ed è un servizio per tutti: i figli non sono beni individuali, ma persone che contribuiscono alla crescita di tutti, apportando ricchezza umana e generazionale", è l'appello del pontefice, "oggi mettere al mondo dei figli viene percepito come un'impresa a carico delle famiglie. E questo, purtroppo, condiziona la mentalità delle giovani generazioni, che crescono nell'incertezza, se non nella disillusione e nella paura".
I giovani, ha proseguito, "vivono un clima sociale in cui metter su famiglia si sta trasformando in uno sforzo titanico, anziché essere un valore condiviso che tutti riconoscono e sostengono. Sentirsi soli e costretti a contare esclusivamente sulle proprie forze è pericoloso: vuol dire erodere lentamente il vivere comune e rassegnarsi a esistenze solitarie, in cui ciascuno deve fare da sé. Solo i più ricchi possono permettersi, grazie alle loro risorse, maggiore libertà nello scegliere che forma dare alle proprie vite. E questo è ingiusto, oltre che umiliante".
"Questa è la realtà che si vive: 11 ore al giorno per uno stipendio di 600 euro. Se non accetti è la fame. È una cultura poco amica, se non nemica, della famiglia", è la denuncia di Bergoglio, "vi sono condizionamenti quasi insormontabili per le donne. Le donne sono spesso schave di questo lavoro selettivo".
"Le più danneggiate sono proprio loro, giovani donne spesso costrette al bivio tra carriera e maternità, oppure schiacciate dal peso della cura per le proprie famiglie, soprattutto in presenza di anziani fragili e persone non autonome. Certo, esiste la Provvidenza, e milioni di famiglie lo testimoniano con la loro vita e le loro scelte, ma l'eroismo di tanti non può diventare una scusa per tutti. Occorrono perciò politiche lungimiranti", è il richiamo del pontefice.
"Non contrapporre natalità e accoglienza"
"La natalità, così come l'accoglienza, che non vanno mai contrapposte perché sono due facce della stessa medaglia, ci rivelano quanta felicità c'è nella società. Una comunità felice sviluppa naturalmente i desideri di generare e di integrare, mentre una società infelice si riduce a una somma di individui che cercano di difendere a tutti i costi quello che hanno", ha detto ancora Papa Francesco.
"Credo che il tema della natalità sia centrale per tutti, soprattutto per il futuro dell'Italia e dell'Europa", ha continuato, la nascita dei figli, infatti, è l'indicatore principale per misurare la speranza di un popolo. Se ne nascono pochi vuol dire che c'è poca speranza. E questo non ha solo ricadute dal punto di vista economico e sociale, ma mina la fiducia nell'avvenire. Ho saputo che lo scorso anno l'Italia ha toccato il minimo storico di nascite: appena 393 mila nuovi nati.È un dato che rivela una grande preoccupazione per il domani".