AGI - Un italiano su quattro (per l'esattezza il 27,1%) acquisterebbe un'arma per autodifesa; il 72,9%, al contrario, non lo farebbe. Lo dice un'indagine sul territorio nazionale condotta dall'Eurispes e dalla Direzione centrale della polizia criminale, con l'ausilio del Servizio di analisi criminale, per sondare in modo approfondito il livello di sicurezza percepito dai cittadini, sia in riferimento alla propria persona sia all'ambiente circostante. L'indagine ha coinvolto 1026 cittadini.
Rispetto all'ipotesi di utilizzare un'arma in caso di minaccia concreta alla propria persona o alla propria famiglia, il campione si divide a metà con il 49% di risposte positive e circa il 51% di indicazioni negative. Agli italiani è stato anche chiesto come giudicano la legittimazione al possesso di armi da fuoco. Il 44,8% la considera un pericolo, perché le armi possono finire nelle mani sbagliate, un 19,2% ritiene che sia un diritto da riservare solo a categorie particolari esposte a rischi (commercianti, ecc.), un 18,4% pensa, invece, che rappresenti la possibilità per qualunque cittadino di difendersi dai malintenzionati.
La paura di subire reati cresce dopo il Covid
Negli ultimi tre anni, da quando era iniziata la pandemia Covid, la paura di subire reati è aumentata per il 24,8% tra gli italiani, mentre il 7,3% riferisce di avere meno paura rispetto al passato. Tra le strategie utilizzate per "mettersi in sicurezza" negli ultimi tre anni, prosegue il rapporto, il 22,5% degli intervistati ha installato un sistema di allarme, il 21,4% le grate alle finestre e il 20,7% ha messo la porta blindata.
Le minacce che corrono online
Dall'indagine emerge inoltre che negli ultimi tre anni oltre un quinto degli italiani riferisce di essere stato vittima di truffe negli acquisti online (21,6%). Il secondo reato informatico più diffuso sono le richieste di denaro con inganno da parte di persone che si fingono amici/parenti in difficoltà (18,7%), il terzo la sottrazione di dati di autenticazione come nome, password, riferimenti bancari, ecc. (17,8%). Segue l'inganno da falsa identità capitato al 14,4% degli intervistati, mentre il 13,7% ha subito il furto di identità (qualcuno si è appropriato del suo profilo sui social per sottrarre denaro o per truffe/dichiarazioni false o per inviare mail/virus).
Un soggetto su 10 ha subito il cyber stalking, ossia lo stalking attraverso la Rete, e il 9,1% la violazione dell'account di posta elettronica. Leggermente meno diffusi il ransomware (6,5%) ed un'altra odiosa forma di "violenza digitale": il revenge porn (6%). Un quinto degli intervistati riferisce di aver avvertito una violazione della propria privacy per essere stato contattato online in modo insistente (20,6%); quasi un quinto per aver visto pubblicare online senza consenso foto in cui era presente (19,6%); il 16,4% per la pubblicazione online di frasi che rivelavano questioni personali; il 15,8% per la pubblicazione online senza consenso di video in cui era presente. Più contenuta la percentuale di chi è stato infastidito dalla diffusione online di informazioni false e diffamatorie nei suoi confronti (8,9%).