AGI - Nel processo per l’omicidio di Saman Habbas spunta un’utenza telefonica ‘fantasma’ che sembrerebbe essere passata di ‘mano in mano’ da tre dei protagonisti della vicenda mentre nel corso delle indagini è stata attribuita solo allo zio Danish. Si è scoperto che ad attivarla il 27 aprile 2021, hanno spiegato in aula l’avvocato Liborio Cataliotti, difensore di Danish, e un carabiniere della caserma di Guastalla, è stato Shabbar Habbas, il padre della diciottenne uccisa e sepolta in una buca in un casolare diroccato a Novellara nella notte tra il 30 aprile e il primo maggio 2021.
“Dal 29 aprile all’uno maggio sarebbe stata in uso esclusivo del fratello della vittima, dall’1 al 5 maggio risulta essere abbinata a Danish. Quantomeno dal 14 maggio è tornata al fratello”, data, quest’ultima, in cui sono cominciate le intercettazioni.
Dunque lo stesso numero che finisce per ‘912’ sarebbe stato riconducibile a due imputati, il papà e lo zio, e al più piccolo della famiglia della ragazza che rifiutò un matrimonio forzato in Pakistan con un uomo di dieci anni più grande e che, per questo, secondo la Procura, sarebbe stata ‘punita’.
Per l’avvocato Luigi Scarcella, inoltre, “dall’uno al cinque maggio l’utenza sarebbe stata usata non solo da Danish ma anche dal fratello di Saman”. Cosa potrebbe spostare nel processo questa ‘scoperta’? Secondo Cataliotti, che assiste Danish, imputato col padre, la madre e due cugini di Saman, potrebbe avere “un ruolo importante”, addirittura “un peso enorme”.
“Nei colloqui finora considerati tra Danish e Habbas in realtà non è Danish che parla - è il suo ragionamento -. Questo significa tagliare un pezzo della pellicola, poi il resto è tutto da scrivere. In particolare, consideriamo che in queste conversazioni è coinvolto il fratello di Saman, ritenuto dagli inquirenti il grande accusatore”.
Le date, viene fatto notare dalle difese, sono “significative” perché il 27 aprile è il giorno in cui Habbas acquista il biglietto per andare in Pakistan assieme alla moglie verso quella che viene ritenuta la fuga dopo il delitto e la notte tra il 30 aprile e il primo maggio è stata l’ultima della giovane vita di Saman.
Intanto è stato deciso che tra una settimana le difese e i giudici della Corte d'Assise effetturanno insieme un sopralluogo nella casa dove la ragazza viveva con la famiglia. Un segnale che ancora c'è molto da approfondire in questa storia dall'epilogo crudele.