AGI - C’è la siccità e mancano quelle riserve di acqua che venivano assicurate dalle nevicate in montagna. Pure queste sparite. Eppure il bicchiere è mezzo pieno, per Mario Falcetti, nel Cda del Consorzio Franciacorta (3.241 ettari di vigneto, il 79,9% Chardonnay, 124 cantine, 20,2 milioni di bottiglie vendute) con delega alla ricerca e sviluppo, e direttore dell’azienda Quadra.
Il suo non è un generico atteggiamento ottimistico, si basa su tutta una serie di considerazioni e raffronti di dati storici raccolti dai climatologici. Che vanno a ridimensionare il 2022 che, sebbene in Franciacorta si sia chiuso con un calo del 20% della produzione, non è stato un anno da record: “né da un punto di vista termico né da un punto di vista pluviometrico”. Peggio fu “il 2017, in cui le precipitazioni toccarono il minimo storico”.
Per il 2023, al momento, le previsioni di raccolto, come spiega all’AGI, potrebbero essere “sorprendenti” in senso positivo. “Sicuramente c’è da guardare con attenzione al ripristino delle riserve idriche nei prossimi mesi – continua - e vedere come saranno le temperature, se avremo un germogliamento più o meno precoce. Quello tardivo è preferibile, per scongiurare il rischio che un eventuale ritorno di freddo ad aprile porti qualche gelata”.
Di buono c’è che la vite è una pianta particolarmente resistente, e non ha bisogno di quantitativi enormi di acqua per produrre e vegetare. La sua esigenza ‘di bere’ va dalla fine della primavera all’inizio dell’estate.
“Dunque da questo punto di vista siamo abbastanza tranquilli, di acqua tutto sommato ne abbiamo un pochino di più rispetto all’anno precedente. Per questo ci aspettiamo e speriamo in un’annata regolare, ma tutto dipende da come si evolverà la situazione”.
Eppure le scorte di acqua nel terreno sono scarse, anche se migliori del 2022, e anche la pioggia è stata poca. Questo non vi preoccupa?
“A oggi – sottolinea - si può dire che andrà meglio dell’anno scorso, perché ci sono dei segnali più incoraggianti. Ciò non toglie che in Franciacorta siamo in una situazione metereologica generale di siccità perdurante o comunque di carenza di acqua. Ma non è comunque detto che ci sarà un calo della produzione”.
Il dado non è tratto. E c’è tutta una serie di ‘se’ da considerare.
“Se dovessimo avere precipitazioni alla fine di questo mese, magari abbinate a temperature abbastanza basse in modo da rallentare la ripresa vegetativa, e se dovessero arrivare delle piogge ben cadenzate, in primavera e all’inizio dell’estate potrebbe anche rivelarsi un’annata estremamente favorevole”.
Il rovescio della medaglia dell’anno scorso, infatti, è che il caldo ha premiato la qualità preservando i vigneti da organismi patogeni e parassiti. La siccità ha “ridotto praticamente a zero l’impatto delle malattie. Dunque, anche questa potrebbe essere un’annata sorprendente in termini positivi”.