AGI - C'è un italiano nella centrale operativa di Ifrc International Federation of Red Cross, al lavoro per l'emergenza sismica in Siria. Francesco Volpe, barese, è Regional head of strategic engagement and partnerships (responsabile delle partnerships per il Medio Oriente e Nord Africa della Federazione Internazionale Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa): coordina cioè da Beirut le partnership della Federazione della Croce Rossa Internazionale per il Medio Oriente e il Nord Africa.
Sia nei giorni convulsi dell'emergenza che oggi, a poco più di un mese dalla scossa di terremoto che il 6 febbraio ha ucciso oltre 50.000 persone tra Siria e Turchia, è Volpe a spiegare ad AGI come si muove la macchina dei soccorsi predisposta dalla Croce Rossa Internazionale e dalla sua consorella Mezzaluna Rossa.
Rifugi, acqua potabile e forniture sanitarie continuano a essere urgenti. Dal quartier generale di Beirut, in Libano, la Ifrc (International Federation Red Cross) ha predisposto interventi in urgenza e raccolto materiali e fondi da distribuire alle popolazioni colpite. Mentre la sede di Budapest coordina le operazioni esteuropee e dunque anche quelle sul territorio turco, è dal Libano che vengono gestite le emergenze in Medio Oriente e Nord Africa, lavorando con Sarc (Sirian Arabian Red Cross) e Mezzaluna Rossa.
A coordinare le operazioni con gli enti partner per le regioni siriane è appunto Volpe, che racconta all'AGI: "La Mezzaluna rossa siriana ha risposto immediatamente, naturalmente, il 6 febbraio, intervenendo su Aleppo, Lattakia e Tartous: in un primo momento come è ovvio abbiamo dedicato i nostri sforzi al salvataggio delle vite. Shelter, rifugi, first aid, materiale sanitario, coperte, tende e vestiti invernali: queste sono state le nostre prime necessità".
Il quadro, a un mese di distanza, presenta nuove criticità. In un misto di italiano e inglese, Volpe spiega infatti all'AGI le attuali necessità della popolazione siriana, rivelando il verificarsi di una seconda fase. Focus fondamentali sono adesso salute mentale, approvvigionamento idrico e aggiornamento delle strutture di primo soccorso.
"Gli ospedali, come sappiamo, erano già overstretched, eccessivamente pieni, anche prima dell'emergenza: questo certo non ha facilitato gli interventi. A ciò si aggiunge il fatto che nell'ottica del voler riprendere una sorta di normalità, i rifugi e i centri di primo soccorso che sono stati allestiti nelle moschee, nelle chiese e nelle scuole vanno adesso ripensati, perché queste strutture possano tornare fruibili. Questo provocherà un'onda verso centri collettivi più grandi".
Le squadre, si apprende dalle comunicazioni presenti sui siti di Croce Rossa, hanno distribuito più di 31 milioni di pasti caldi alle persone all'aperto e nei rifugi di emergenza. Per far fronte all'aumento della domanda di sangue, la Mezzaluna Rossa turca ha inviato le sue scorte nazionali di sangue nelle regioni colpite e sta facendo appello alla popolazione di tutta la Turchia affinché doni sangue.
"Si tratta comunque di una zona dove già erano presenti molti rifugiati interni - sottolinea Volpe all'AGI - una zona dove a prescindere dal terremoto si registrava già carenza di beni, di carburante. Questa zona del mondo ha subito un'emergenza nell'emergenza, essendo già provata da oltre dodici anni di guerra e di crisi: il trauma del terremoto si è sommato a una situazione già stabilmente traumatica. Per questo una delle priorità che Ifrc ha dato è quella alla salute mentale e al supporto psicologico. La richiesta di aiuto in ambito psicologico è immensa: intere comunità stanno soffrendo per aver perso tutto - aggiunge - e quando dico tutto, intendo familiari, amici, case, beni, lavoro, effetti personali. Tutto".
"E anche il personale che è intervenuto, in molti casi ha subito il terremoto in prima persona, perdendo a sua volta la casa, i familiari - spiega ancora - a ciò si aggiunge, per loro, anche lo stress per la mole di lavoro, e per ciò che hanno dovuto vedere nei giorni in cui si scavava e si cercava. Molti colleghi hanno perso le loro case, i loro cari. Nonostante queste enormi difficoltà continuano a servire con grande spirito umanitario".
Sul fronte degli approvvigionamenti, è l'acqua potabile in cima alla lista delle necessita', ancora oggi: in assenza di acqua pulita, il rischio colera non è mai da escludere. "Il terremoto - spiega Volpe ad AGI - ha causato grandi danni alla sanità ma anche all'accesso all'acqua potabile: c'è il rischio elevato di malattie infettive, complicazioni quali epidemie e problemi di salute, anche basilari, primari. Si tratta di una minaccia reale. Lavorare sui servizi di salute essenziali è cruciale per evitare outbreak".
Più di 4.000, tra staff e volontari, le persone intervenute sul campo con Ifrc, fornendo più di 3 milioni e mezzo di aiuti umanitari. Le persone raggiunte sono più di 2 milioni e mezzo. "Abbiamo fornito - spiega Volpe - medicinali e materiale sanitario a più di 500 mila persone, distribuendo più di un milione e 700 mila 'relief items', cioè beni di ogni tipo, dagli shelter alle coperte, dai kit di materiale sanitario ai vestiti invernali per affrontare le temperature sotto zero. I team della Mezzaluna rossa hanno supportato più di 30.000 persone con il servizio di pronto intervento psicologico, specialmente a bambini, e continuano a provvedere alle necessità di first aid attraverso le nostre mobile aid units, che hanno fornito supporto anche per la riabilitazione fisica dei moltissimi feriti".
"La Croce Rossa Internazionale - aggiunge Volpe - ha lanciato due appelli di emergenza internazionali, uno per la Siria e uno per la Turchia per un totale di 650 milioni di franchi svizzeri, per supportare 2,5 milioni in Siria e 1.250milioni in Turchia per i prossimi 24 mesi. Ma non si può fare da soli: la risposta a una emergenza di questa entità richiede uno sforzo collettivo monumentale. Tutti gli attori sono coinvolti, i nostri team si coordinano continuamente con le autorità nazionali e le organizzazioni internazionali per assicurarsi che le persone ricevano aiuto".