AGI - Le prime donne poliziotto vere pioniere per l'emancipazione femminile. Una storia che parte nel 1961 quando entrano in servizio le prime donne del nuovo Corpo di polizia femminile, istituito su proposta della democristiana Maria Pia Dal Canton. A raccontarla nel libro 'Un nuovo Corpo dello Stato', La polizia femminile in Italia (1961-1981), è la scrittrice Liliosa Azara che all'AGI spiega perché ha deciso di affrontare questo tema.
"Da storica ho scritto questo libro per storicizzare il tema - dice all'AGI in occasione della prima presentazione al pubblico a Roma - ma per collocarlo nella giornata di oggi, che si celebra la festa internazionale della donna, è importante per riconoscere il ruolo delle donne pioniere di una prima e di una seconda generazione in polizia che hanno avuto un compito determinante nel processo di emancipazione italiana. E hanno preceduto l'entrata delle donne in magistratura che poi è avvenuto nel ‘64".
Oggi, in polizia, "il 30% delle posizioni apicali è ricoperto dalle donne - rivela - il che è una buona percentuale considerando il gender gap presente in altre professioni".
L'accesso delle donne "in due universi preminentemente maschili come la polizia e la magistratura - prosegue la scrittrice - dà un messaggio fortissimo: queste donne hanno rappresentato la differenza delle competenze femminili che non sono più quelle considerate tipiche come la dolcezza o la sensibilità, ma sono le competenze vere. Per le donne - osserva - in un primo momento c'è stato una sorta di adeguamento, poi piano piano hanno saputo elaborare metodi e pratiche di lavoro che sono riconoscibili, una fisionomia, una peculiarità che é tutta femminile".
La storia della polizia femminile è rimasta a lungo nell'ombra, come mai?
"Racconto questa storia del tutto inedita di cui la storiografia italiana non si è mai occupata anche per una difficoltà di lettura delle fonti, le fonti del ministero dell'Interno e della Pubblica sicurezza. Il mio interesse nasce da studi pregressi che ho fatto sulla prostituzione italiana: dopo la chiusura delle case chiuse con la legge Merlin, mi sono imbattuta nella volontà della Merlin di istituire, come era disposto nella norma, un corpo speciale di polizia femminile che accompagnasse le donne in un percorso di riabilitazione, che poi era in realtà un percorso di redenzione morale e materiale, un percorso che facilitasse il loro reinserimento nella società civile dato che si portavano dietro uno stigma difficile da eliminare. Cosa che poi comunque non avvenne per la maggior parte di loro che continuò a prostituirsi. Questa è la ragione per cui me ne sono iniziata a occupare".
Ma quella norma non vide la luce e dopo "fu una proposta della democristiana Maria Pia Dal Canton a istituirla nel '55; la pdl ha un iter difficile e verrà approvata nel '59. A quel punto il tema della prostituzione diventa marginale, la proposta era piuttosto di istituire un corpo che aiutasse lo Stato nell'opera di riforma della società, ma che prestasse attenzione alla condizione femminile e dell'infanzia".
Questo Corpo speciale però nel 1981 viene sciolto
"Dura 20 anni perché era un corpo incastonato nella polizia e non ha mai avuto autonomia funzionale né gerarchica - afferma Azara - a quel punto entrano già le donne che confluiscono dell’ex corpo, in questo senso antesignano. Per avere l’ingresso delle donne negli altri corpi bisognerà aspettare il’99. Quindi la polizia fa da apripista e c’è da chiedersi, come sembra, se questa presenza dal ‘61 non sia stata determinante per creare di fatto una corsia preferenziale. Certo – ammette - hanno dovuto fare i conti con alcuni stereotipi sessisti dell'epoca: le chiamavano gli 'angeli con la pistola' o gli '007 in gonnella', con i media che ci hanno messo del loro. Dalle carte che ho visto - racconta ancora - tra le poliziotte italiane non ci fu un filo femminista che desse voce a rivendicazioni, si parlava invece del problema della parità di trattamento economico alla quale si darà una risposta poi nel ‘77 con la legge Anselmi".
E oggi?
"Dall’81 le donne entrano in polizia con una rappresentanza che non copre tutti i gradi, prima mancavano sia le agenti sia i vertici femminili; ora c’è una parità assoluta con gli uomini - sostiene - i rappresentanti con cui ho parlato, anche donne, non rivelano nessuna forma di diseguaglianza o di marginalizazzione. Ormai le donne fanno tutto". Infine, ricorda: "Dall’81 il corpo è smilitarizzato e sindacalizzato e questo fa la grande differenza perché non è soggetto alle forme di disciplina di un corpo militare, dipende dal ministero dell'Interno e non della Difesa, e ha rappresentanze sindacali che si fanno carico di eventuali istanze o diritti non riconosciuti".
La scrittrice Liliosa Azara insegna Storia delle donne all'Università Roma Tre ed è autrice anche di altri volumi: 'L'uso 'politico' del corpo femminile. La legge Merlin tra nostalgia, moralismo ed emancipazione' (Carocci 2017); 'I sensi e il pudore. L'Italia e la rivoluzione dei costumi (1958-68)' (Donzelli 2018); é curatrice del volume 'La donna delinquente e la prostituta. L'eredità di Lombroso nella cultura e nella societa' italiane' (Viella 2019).