AGI - Predatore, indipendente, libero e non sempre simpatico: sette cose che non sappiamo sui gatti, per arrivare preparati alla giornata a loro dedicata, venerdì 17 febbraio.
Gatti divinizzati
Corpo di donna e testa di gatta, molto più elegante di Venere, Bastet era la Dea Gatta venerata nell’antico Egitto. In suo onore nel paese di Cleopatra i gatti erano considerati sacri e divini, e una volta morti veniva loro tributato l’onore della mummificazione.
Al Museo del Cairo è conservata la piccola tomba di una gatta, quella del principe Thutmose. Figure feline compaiono nelle incisioni sepolcrali e nei papiri, con piccole distinzioni: il gatto era sacro al Sole e a Osiride, mentre la gatta alla Luna e a Iside. Pare che abbia origine in Egitto anche la credenza che ogni gatto abbia sette - o forse nove - vite.
Ma non sono solo in Egitto, i gatti sono divinità. Le popolazioni peruviane che precedettero quella Inca adoravano Ai-Apaec. In Cina, a protezione dei raccolti dagli assalti dei topi, si chiedeva l’intercessione di Li Shou. Nel Pantheon Greco la dea Ecate, legata al mondo infero e agli incantesimi, assumeva forma felina. Nel mondo celtico non una divinità ma un’incantatrice, una maga di nome Ceridwen, era accompagnata da gatti bianchi.
Complice il luttuoso colore, sono invece neri i gatti delle streghe, secondo una leggenda medievale che ancora persiste nella superstizione. È probabile che la convinzione che l’attraversamento di un gatto nero lungo la strada sia presagio di sventura non si debba ad altro che alla paura dei cavalli che, nel buio della notte, non vedendo il gatto nero ma solo troppo tardi il riflesso dei suoi occhi, si imbizzarrivano per lo spavento.
Nero è Behemot, il gatto che accompagna Voland, personificazione del Diavolo, nel capolavoro di Michail Bulgakov ne Il Maestro e Margherita. Il romanzo è uscito nel 1967: segno che la convinzione occidentale che il gatto nero accompagni streghe e demoni è inestirpabile.
Tre gatti per tre film
Uno dei primi film con protagonista un gatto fu FBI Operazione gatto, del 1965, tratto dal libro “Undercover cat”, “Gatto sotto copertura”. Colazione da Tiffany. Nell’indimenticabile film del 1961 una sfuggente e adorabile Audrey Hepburn si mantiene aggrappata alla sua idea di libertà rifiutando di dare un nome al suo micio, che chiama appunto “Gatto”, nella convinzione che questo salvi entrambi dal rischio di appartenere a qualcuno.
Nel 2016 un gatto è diventato protagonista di A spasso con Bob, film tratto dall’autobiografia di James Bowen, in cui un micio accompagna il suo padrone, senzatetto e con una storia di tossicodipendenza, lungo la strada della rinascita.
Gatti a teatro
Basta un solo nome: Cats. È il musical dei record, composto da Andrew Loyd Webber sulla base del libro di T. S. Eliot nel 1981. Fu lo spettacolo che ha registrato il maggior numero di repliche consecutive (7.485), visto da un numero impressionante di spettatori: si parla di oltre 73 milioni.
L’ultimo riadattamento portato al Teatro Sistina di Roma da Massimo Romeo Piparo nel dicembre del 2022 ha visto la colonia felina spostarsi dai bassifondi newyorkesi al centro di Roma, con tanto di luna sul Colosseo. E con la voce di Malika Ayane a intonare Memories.
Gatti animati: Il povero Tom, che voi sappiate, l’ha mai acchiappato il topo Jerry?
Lucifero, il viziatissimo gatto della matrigna di Cenerentola. Il primo gatto nella storia Disney porta il nome del principe dei diavoli, ma più che cattivo, quelle sono le sue padrone, è solo molto pigro e dispettoso. Vive circondato da topi e non riesce ad addentarli.
I gatti siamesi in Lilli e il Vagabondo. In un lungometraggio senza streghe né antagonisti magici, erano questi due gemelli orientali a rendere impossibile la vita ai protagonisti canini. Facendo anche un po’ paura.
Il gattone arancione Garfield, protagonista dal 1978 di una serie di strisce a fumetti creata da Jim Davis nel 1978 è diventato prima protagonista di un cartone animato, e poi di due film per il grande schermo, nel 2004 e nel 2006 (in uscita un terzo).
Stregatto nel lungometraggio Disney Alice del Paese delle Meraviglie, il gattone scuro compare sulla terra e sugli alberi, presta il sorriso alla luna e dà alla piccola Alice le più strampalate indicazioni. “Perché qui - l’ammonisce - siamo tutti matti”.
Gatto con gli stivali. Al personaggio delle favole che inganna con spada e occhioni teneri, Dreamworks ha dedicato un ruolo nel primo film di Shrek del 2001, e nei successivi, fino a creare uno spin-off tutto per lui nel 2011, intitolato appunto “Il gatto con gli stivali”.
Principe indiscusso dei gattoni animati è Gli Aristogatti, film di Walt Disney del 1970 in cui la nobilissima Duchessa viene salvata insieme ai suoi tre cuccioli artisti dal randagio Romeo, che per l’occasione in Italia riceve un irresistibile doppiaggio romano e diventa Romeo, er mejo Der Colosseo.
Gatti ereditieri
Proprio come ne Gli Aristogatti, a volte le cronache riportano storie di gatti che ereditano fortune da padroni molto ricchi e un po’ soli. È del 2017 la notizia della anziana newyorkese che, secondo il New York Post, avrebbe lasciato ai suoi due mici Troy e Tiger 300 milioni di dollari, par garantire loro le cure anche dopo la morte della padrona.
Locali per gatti
A New York, a Parigi, a Bruxelles, ma anche a Milano e a Roma, si è sparsa la moda dei Cat Cafè. Bar e ristoranti che insieme a cibo e bevande offrono il servizio coccole e fusa.
Le abitudini dei gatti
Il gatto è predatore: chi ne ha uno in casa si troverà spesso un piccione, un topino, una lucertola sul tappeto. Non è un’usanza macabra: è il suo modo per dire al suo capobranco (voi) che vi dedica un suo trofeo.
Il gatto è cacciatore: quando si apposta dietro la tenda o salta sui lampadari non sono dispetti, ma allenamenti all’assalto. È anche per questo che agguantano tutte le piccole cose che si muovono sotto i loro occhi, e che si affilano gli artigli su qualunque superficie.
Il gatto è anche preda: la rinomata pulizia del gatto ha anche la funzione pratica di lasciare meno tracce olfattive che possano segnalare la loro presenza ai predatori. È anche per questo che si addormentano accucciati negli angoli più nascosti.