AGI - Uno scudo bucherellato dai pirati del mercato e in mano a ‘pochi soldati’: è il Registro pubblico delle opposizioni contro il telemarketing indesiderato che, nonostante sia stato esteso dalla scorsa estate anche ai cellulari, non decolla.
La platea potenziale è di ben 98 milioni di utenze (20 milioni fisse e 78 mobili) ma al momento il progetto del Mise conta solo 3,8 milioni di adesioni.
Anche tra gli iscritti non mancano le lamentele: il Garante della privacy, dallo scorso agosto, ha ricevuto 20mila segnalazioni (dato aggiornato a inizio gennaio) da parte di persone che nonostante siano nell’elenco hanno ricevuto chiamate non gradite.
Come funziona il Registro
Al registro aderiscono da un lato i cittadini e dall’altro le aziende che fanno le campagne promozionali. Così attraverso una verifica incrociata vengono bloccate le utenze presenti nell’elenco. Unica eccezione sono le offerte che provengono da operatori con cui si ha un contratto attivo.
Per iscriversi (gratis e a tempo indeterminato) basta collegarsi al sito dedicato e digitare il proprio numero di telefono. La bolla di protezione (teoricamente) si chiude dopo al massimo 15 giorni. Il proprio numero (di cellulare o fisso) viene così eliminato dalla lista dei call center per le chiamate di telemarketing. E annulla anche i consensi alla pubblicità dati in precedenza (ma non quelli fatti dopo l’iscrizione).
La 'spina' del telemarketing selvaggio
Il vero nemico è il telemarketing selvaggio (call center pirata, numeri camuffati, chiamate ‘robotiche’ automatizzate) come spiega all’AGI, Maurizio Pellegrini, ingegnere, e responsabile (dal 2010) del Registro pubblico delle opposizioni gestito per conto del Mise dalla Fondazione Ugo Bordoni.
“Ad ora - racconta - abbiamo 800 operatori di telemarketing iscritti al nostro registro. Ci sono tutte le grandi compagnie che sono attive soprattutto nel campo dell’energia, delle assicurazioni e della telefonia. Il problema è il mercato parallelo”.
La norma è severa: i trasgressori sono puniti con multe fino a 20 milioni di euro e le imprese fino al 4 per cento del fatturato totale annuo. Ma la ‘caccia’ ai furbetti è spesso senza preda.
In arrivo la stretta anti-furbetti
“Il nostro ruolo - sottolinea Pellegrini - è quello del semaforo ma se qualche automobilista passa con il rosso non è colpa dei semafori ma di chi viola la normativa. A noi, insieme al Mise, spetta la parte del settore legale. Chi evade la normativa è soggetto all’attività ispettiva e sanzionatoria che compete al Garante per la privacy. L’Agcom si occupa dei call center che non sono iscritti al loro albo ufficiale”.
Proprio per saldare le maglie (ancora troppo larghe) della filiera è sulla rampa di lancio (si parla di settimane) l’attivazione di un codice di condotta (promosso dal Garante) tra i principali attori del settore, call center e committenti di telemarketing in modo da estromettere dal mercato gli operatori ‘fuorilegge’.
Una stretta necessaria. Al momento la barriera del Registro è, infatti, spesso trafitta dalle continue sassate di call center pirata (con sedi all’estero), numeri camuffati (il cosiddetto spoofing dell’Id chiamante), i software che sparano a ripetizione telefonate con voci registrate.
La chiamata molesta senza orari
La chiamata molesta non conosce orari. Ancor prima del caffè, davanti al computer, in scooter o in bicicletta, con i bimbi in braccio o con la forchetta in mano. Uno ‘stalking’ telefonico dall’alba al tramonto.
“Ci sono ancora degli aspetti da migliorare – spiega Pellegrini – ma spesso si dimentica che chi si è iscritto al registro ha evitato moltissime chiamate. Dall’estate scorsa abbiamo verificato centinaia di milioni di numeri. Dal 2011, anno della nascita del primo registro, abbiamo setacciato 5 miliardi di utenze. Il registro funziona bene ma nella parte ‘legale’. Il problema è il telemarketing illegale. Per questo occorrono le sanzioni”.
Il registro delle opposizioni appare come una diga con diverse falle ma, racconta il suo responsabile, è pur sempre uno scudo che filtra gran parte delle chiamate indesiderate.
La filiera lunga
A penalizzare il Registro è il mercato illecito sempre in agguato che si nutre dei tanti passaggi nella filiera legata alla compravendita dei dati personali. “C’è il soggetto che ha raccolto il nostro dato in maniera legittima. Poi - spiega il reposabile del Registro - c’è chi fa firmare il consenso al trattamento. Poi il broker che vende questi dati a terzi. Il compratore passa l’elenco al contact center fino all’agente di vendita”. Tanti anelli in cui si infiltra il ‘ladro’ delle utenze che ovviamente non passa attraverso i canali legali nel fare telemarketing.
Come difendersi
Per difendersi dagli squilli continui e non voluti sul telefonino “prima di tutto occorre iscriversi al Registro. Molte delle chiamate indesiderate - rileva Pellegrini - saranno eliminate. Poi è importante segnalare al Garante le telefonate sospette in modo che si attivi per le verifiche sanzionatorie. Il cittadino infine deve aumentare la propria consapevolezza e fare attenzione quando firma contratti: il consenso al marketing è libero”.
Federconsumatori: "Ancora molte falle"
Potenzialità e limiti dello strumento anti telemarketing selvaggio sono riconosciute anche dalla Federconsumatori. “Ci sono parecchie falle. Il Registro funziona bene - spiega all'AGI, la vicepresidente Giovanna Capuzzo - se le società aderiscono a questo progetto ma c’è un grande sottobosco di illegalità. Il codice di condotta sarà fondamentale. Consigliamo di iscriversi al Registro nonostante abbiamo rilevato insoddisfazione tra gli utenti. Da una nostro recente sondaggio a cui hanno risposto 2mila persone è emerso che gran parte degli iscritti hanno continuato a ricevere telefonate non gradite”.
In attesa che lo scudo contro la chiamata molesta diventi più diffuso e impenetrabile in molti ricorrono a scuse improbabili per liquidare i venditori. I più integralisti spengono il cellulare. Ma non tutti se lo possono permettere.