AGI - "I want to ride my bicycle, I want to ride my bike" cantavano i Queen pensando a quel senso di libertà che solo le due ruote possono dare. Starà canticchiando questa canzone anche il sindaco di Milano Giuseppe Sala, ciclista convinto, anzi per alcuni ‘ciclotalebano’, adesso che il suo consiglio comunale ha approvato un ordine del giorno che prevede il limite di 30 chilometri orari per le auto, a partire dal primo gennaio 2024 in quasi tutta la città. Sono salve le grandi arterie, meno alcune vie centralissime dove il tachimetro non potrà superare i 20 all’ora, saranno le cosiddette ‘Zone 20’ o ‘Zone residenziali’.
Milano slow, meglio anche della cugina Parigi, che ha scelto questa direzione, un anno fa, quando il sindaco Anne Hidalgo abbassò il limite da 50 a 30, allineandosi a Zurigo, Londra e Bruxelles. Decisioni divisive per natura. Per molti era ora di mettere in riga una città ‘maleducata’ e per molti altri è solo una “cialtronata da ecofighetti incapaci”. La città mugugna e sui social impazza l’ironia sulla metropoli a passo d’uomo. “Roba da matti. A 30 km/h non riesci a mettere neanche la terza” dice Stefano su Fb, commentando il provvedimento. “La cosa divertente – osserva Paolo - è che le bici turbo elettriche dei rider vanno a 50 e i monopattini a 40, entrambe non sanzionabili perché prive di targa e ‘specie protetta’. Per non parlare poi dei tempi di percorrenza che si allungano per auto e moto con il conseguente aumento dell’inquinamento”.
In effetti i monopattini in sharing in città vanno a gonfie vele. Secondo le ultime notizie, attualmente a Milano sono disponibili 5250 monopattini. E c’è ancora spazio: quelli ammessi alla circolazione sono 6 mila. Punta il dito contro i nuovi mezzi di spostamento anche Francesca. “Dunque, limite a 30 km per le auto quando i monopattini possono andare a 25 km, tanto non sono targati quindi fanno quello che vogliono. Idem per le biciclette, che possono andare anche contromano e ovviamente passare con il rosso tagliando la strada a piacimento. Inoltre se possiedo più di una macchina devo pagare una sorta di indennità di occupazione del suolo pubblico. Ovviamente se prendo i mezzi il costo del biglietto è aumentato a fronte di un servizio paradossalmente ridotto nella frequenza delle corse”. “15 chilometri sarebbe stato perfetto, con i 30, le bici e i monopattini potrebbero avere qualche difficoltà di troppo a superare auto e moto in scioltezza” scherza Marco.
Servirà a far cassa, scrivono in tanti. Secondo Sara “il Comune si arricchirà con le multe. Io abitavo in una cittadina svedese - racconta - dove si guida a 40 km/h ed è quasi impossibile specialmente su certi rettilinei anche perché si rischia davvero di addormentarsi al volante, 30 è assurdo”. Tra le migliori la battuta di Fabio che suggerisce: “Io farei 12km/h così si può socializzare con il conducente a fianco. O smadonnare insieme”. Sulla stessa linea Alessandra: “In alcune zone di Milano all’ora di punta si va a 5 km/h. 30 è un lusso”.
“Tanto con le nuove piste ciclabili siamo sempre in coda, magari si potesse viaggiare a 30km/h ! Battute a parte è palese che vogliono incentivare l'utilizzo dei mezzi pubblici. Peccato che in alcune zone non siano sufficienti (mica tutti abitano e girano solo in centro!) e abbiano aumentato i costi dei biglietti”. Dal 9 gennaio infatti il biglietto dell’autobus e della metropolitana costa 2,20 euro, 20 centesimi in più. “Chissà se multeranno anche gli uomini in corsa la cui velocità massima attualmente si assesta per brevi tratti sui 44 km orari (anche se bisogna chiamarsi Bolt)”, e via così.
E, se gli emoticon sono i nuovi sondaggi, le faccine arrabbiate a commento degli articoli che annunciano la nuova misura, sommate a quelle che ridono superano di gran lunga i like. Le doppiano. Social a parte, chi è del ‘mestiere’ chiede che venga rivista questa scelta “demagogica” del consiglio comunale: Geronimo La Russa, presidente di Automobile Club Milano lancia un appello al sindaco al buon senso. “Non siamo contrari tout court alle zone 30 – spiega all’AGI - che anzi possono essere incrementate e individuate accanto a scuole e ospedali. Ma certamente non in tutta la città. Milano è veloce e dinamica” e così deve continuare a essere. Inoltre “non c’è proporzione tra il limite a 25 per i monopattini e quello a 30 per le auto. La capacità di frenata è diversa. Si comincino invece a far rispettare le regole. Tutti i dati ci dicono che la prima causa di incidenti in ambito urbano è la distrazione, non la velocità. E la seconda è il mancato rispetto delle precedenze, cioè non fermarsi allo stop e passare con il rosso”.
Dunque, conclude, “se il tema è la sicurezza stradale bisogna solo far rispettare le regole” e se invece si punta a migliorare l’ambiente questa non è la soluzione giusta, perché con un limite di velocità più basso si creano ingorghi e inquinamento”. “La Milano che cresce sul tema della mobilità fa come i gamberi – conclude - marciando in direzione opposta al progresso e arroccandosi in posizioni che anche con l’ambientalismo, quello vero, e la sicurezza stradale hanno poco a che fare”.