AGI - Il primo atto del pontificato senza più Ratzinger è una citazione di Benedetto XVI ed un invito, indiretto nell'obiettivo ma chiaro nel significato, a non dare retta ai falsi idoli che seducono con le false notizie. Aggiunte a braccio, quest'ultime parole, rispetto a un testo scritto: c'è da pensare che Bergoglio le abbia tenute per sè, decidendo all'ultimo di pronunciarle.
Ieri i funerali del Papa emerito con strascico di polemiche in una Chiesa, in questi casi, più usa semmai al lutto; oggi il passo iniziale di quello che viene definito da taluni l'inizio di una nuova fase, se non addirittura di un nuovo pontificato. Comunque di un nuovo cammino. Esagerazioni, ma è certo che le cose non sono più le stesse da quando Joseph Ratzinger giace nella tomba che fu, per qualche anno, di Wojtyla.
Eccolo, il Francesco che si vuole quasi smarrito, e smarrito non pare affatto. Entra in Basilica mentre il coro canta l'Adeste Fideles, e se lo fa in sedia a rotelle pronuncia l'omelia con voce ferma, più che a Natale e più che ieri alle esequie del suo predecessore.
Bergoglio: i Magi indicano il discernimento
Lo hanno criticato per aver pronunciato poco il suo nome, durante il funerale? Lui il nome di Ratzinger lo ripete anche oggi, all'interno di un ragionamento complesso sul tema del giorno, sull'Epifania e sui Magi, indicando nell'una e negli altri la Manifestazione, ma anche la saggezza, la sapienza ed il discernimento necessari a raggiungerla. Soprattutto il discernimento. Esiste "l'inquietudine di chi si interroga", premette, ed è il primo passo: tensione verso la conoscenza e il trascendente.
Così "ci lasciamo interrogare, quando non ci accontentiamo della tranquillità delle nostre abitudini, ma ci mettiamo in gioco" affrontando paure e elaborando progetti. Ma quei sapienti "si avventurano in un viaggio rischioso che non prevede in anticipo strade sicure e mappe definite": discernono e giudicano, riconoscono il tranello di Erode che è uomo che ama il potere degli uomini e sugli uomini. Segue la citazione di Benedetto, ed è interessante notare che si tratta di una delle ultime omelie pronunciate prima di abbandonare il Soglio.
Era anche quella un'Epifania, nel 2013. "Il loro pellegrinaggio esteriore - ha detto Benedetto XVI - era espressione del loro essere interiormente in cammino, dell'interiore pellegrinaggio del loro cuore", ricorda Bergoglio, che ostenta così di far propria la lezione ci colui che due giorni fa definì maestro garbato.
Il fine di ogni cosa è l'incontro con Dio
"Il fine di ogni cosa non è raggiungere un traguardo personale e ricevere gloria per sè stessi, ma incontrare Dio e lasciarsi abbracciare dal suo amore, che dà fondamento alla nostra speranza, che ci libera dal male, che ci apre all'amore verso gli altri, che ci rende persone capaci di costruire un mondo più giusto e fraterno", prosegue. E sembra in questo modo rivolgersi ad una Chiesa troppo pronta a riscoprire il gusto della polemica, messa magari in piazza attraverso i media. E invece "adoriamo Dio e non il nostro io; adoriamo Dio e non i falsi idoli che ci seducono col fascino del prestigio e del potere; con il fascino delle false notizie; adoriamo Dio per non inchinarci davanti alle cose che passano e alle logiche seducenti ma vuote del male".
"La nascita del Salvatore", aggiunge, "infonda speranza e conforto, ispiri passi concreti che possano condurre alla fine dei combattimenti e alla pace". Iniziative serie, concrete, come da tempo chiede attraverso la stessa Segreteria di Stato.
Francesco esorta alla pace, come di consueto, all'Angelus. In piazza secondo la gendarmeria vaticana ci sono 60mila fedeli e il numero ha il suo peso visto che ieri per i funerali ne erano stati dati diecimila in meno.
Sempre all'Angelus ha appena affidato un nuovo pensiero sui Magi, perfezionando a suo modo la riflessione su quel discernimento che vorrebbe applicato all'interno della Chiesa. Il pensiero è questo: "I Magi non sono scemi, non si lasciano ingannare da Erode. Sanno distinguere tra la meta del percorso e le tentazioni che trovano sul cammino". Proprio così: "Non sono scemi, i Magi". Non è una citazione da Ratzinger, maestro garbato. è in puro stile bergogliano. E, letta nel nuovo contesto, fa capire che questo è il primo atto del nuovo Francesco.
Bisogna respingere le false notizie
Alla fine il senso della giornata forse sta - per lo meno in buona parte - in quell'inciso che Bergoglio pronuncia con una leggera, ma significativa, pausa sospensiva: "con il fascino delle false notizie". Non è certo la prima volta che Francesco critica le fake news, è uno dei leit motiv del suo magistero in materia di comunicazione sociale. Ma che lo faccia, chiaramente di proposito e fuori del programmato, all'indomani di scoop di ogni tipo, non esattamente indirizzati a costruire un clima di concordia nella Chiesa, è cosa che fa pensare.
Anche se dopo, immediatamente dopo, riprende le tematiche su cui batteva ancora fino al 30 dicembre scorso, la vigilia cioè della dipartita del Papa emerito. Riprendono, non a caso gli inviti ad una soluzione pacifica in Ucraina. Dice il Papa: "Rivolgo di cuore il mio augurio alle comunità delle chiese orientali, cattoliche e ortodosse, che domani celebrano il Natale, in particolare ai fratelli e alle sorelle del martoriato popolo ucraino".