AGI - Negli ultimi anni sono aumentati i cosiddetti 'lavoratori poveri': persone che, pur avendo un lavoro, non riescono a mantenere le loro famiglie e a dare speranza per il futuro". Così Papa Francesco all'udienza ai dirigenti e ai delegati i della Cgil. "Il sindacato - sentite bene questo - è chiamato a essere voce di chi non ha voce. Voi dovete far rumore per dare voce a chi non ha voce", ha detto a braccio il Pontefice. "In particolare, vi raccomando l’attenzione per i giovani, spesso costretti a contratti precari, inadeguati e schiavizzanti, e per ogni iniziativa che favorisce politiche attive del lavoro e tutela la dignità delle persone".
."Cari amici, vi invito a essere 'sentinelle' del mondo del lavoro – ha proseguito Francesco - generando alleanze e non contrapposizioni sterili. La gente ha sete di pace, soprattutto in questo momento storico, e il contributo di tutti è fondamentale. Educare alla pace anche nei luoghi di lavoro, spesso segnati da conflitti, può diventare segno di speranza per tutti. Anche per le future generazioni".
Il Papa ha quindi sottolineato che "Non c’è sindacato senza lavoratori e non ci sono lavoratori liberi senza sindacato. Viviamo un’epoca che, malgrado i progressi tecnologici - e a volte proprio a causa di quel sistema perverso che si definisce tecnocrazia - ha in parte deluso le aspettative di giustizia in ambito lavorativo. E questo chiede anzitutto di ripartire dal valore del lavoro, come luogo di incontro tra la vocazione personale e la dimensione sociale".
"Lavorare - ha osservato il Papa - permette alla persona di realizzare sé stessa, di vivere la fraternità, di coltivare l’amicizia sociale e di migliorare il mondo. Le Encicliche Laudato si’ e Fratelli tutti possono aiutare a intraprendere percorsi formativi che offrano motivi di impegno nel tempo che stiamo vivendo".
Ma vi è la necessità di "umanizzare il lavoro" , perchè " In questi anni anni - è cresciuto il numero di coloro che presentano le dimissioni dal lavoro. Giovani e meno giovani sono insoddisfatti della loro professione, del clima che si respira negli ambienti lavorativi, delle forme contrattuali, e preferiscono rassegnare le dimissioni. Si mettono in cerca di altre opportunità. Questo fenomeno non dice disimpegno, ma la necessità di umanizzare il lavoro". "Anche in questo caso, il sindacato può fare opera di prevenzione, puntando alla qualità del lavoro e accompagnando le persone verso una ricollocazione più confacente al talento di ciascuno"
Infine una denucia: no alle "storture del lavoro", dove "la dignità umana viene calpestata dalle discriminazioni di genere". Perché una donna deve guadagnare meno di un uomo? Perché una donna appena si vede che incomincia a ingrassare la mandano via per non pagare la maternità? Perché?" (AGI)