AGI - Ultimo saluto a Sinisa Mihajlovic il campione serbo scomparso a 53 anni dopo aver lottato contro una forma grave di leucemia: i funerali saranno celebrati quetsa mattina a Roma, alle 11, nella basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri in Piazza Esedra.
Sono già alcune centinaia le persone presenti davanti alla chiesa insieme alle prime corone di fiori tra cui quelle degli "Ultras Lazio", della "Famiglia Inzaghi" di "Fifa" e "Uefa" e delle squadre di club dove il serbo ha militato: Sampdoria, Bologna, Milan, Lazio e Roma
Intanto ieri, l'ex calciatore e allenatore ha ricevuto l'abbraccio commosso di migliaia di persone in Campidoglio dove era stata allestita la camera ardente. Un abbraccio arrivato da familiari, tifosi, amici e da rappresentanti del mondo sportivo e politico.
Sul feretro di Sinisa è stata appoggiata una sciarpa del Bologna calcio. Presenti in prima fila - oltre all'assessore al Turismo, Grandi Eventi e Sport del Comune di Roma, Alessandro Onorato - la moglie dell'ex calciatore, Arianna Rapaccioni, la figlia, il figlio, il fratello e la mamma di Mihajlovic.
Meloni: "La vita è una battaglia e devi saperla combattere"
Anche Giorgia Meloni, ieri pomeriggio, è arrivata in Campidoglio per rendere omaggio al campione serbo. "Il significato che lascia nel mondo una figura come quella di Mihajlovic - ha detto il presidente del Consiglio - è il coraggio che porta con sé un insegnamento che lui sapeva dare ed è la ragione per la quale era rispettato da tifosi e avversari: la vita è una battaglia e devi saperla combattere". Sinisa "lo ha fatto con onore, nel rispetto delle regole nella sua via calcistica, nella sua vita da uomo e nella sua lotta contro la malattia fino all'ultimo. È un grande insegnamento al di là del ruolo che Mihajlovic aveva nella società. Il punto - conclude la premier - è che quando hai un'influenza sugli altri il modo in cui conduci la tua vita lo trasferisci agli altri e lui questo lo sapeva fare ed è il motivo per cui va ringraziato".
"È stato un combattente dal primo all'ultimo giorno. I calci di punizione che tirava contro le porte avversarie sono gli stessi che ha tirato in questi anni contro la malattia", ha dichiarato all'AGI il presidente del Senato, Ignazio La Russa, presente alla camera ardente. "La prima squadra dove è stato allenatore è stata il Catania, mia seconda squadra, e prima ha terminato la carriera da calciatore all'Inter di cui sono tifoso. Ma oggi a Sinisa sono vicini tutti perché l'uomo come esempio, ha sovrastato lo sportivo", conclude La Russa.
"Ci ha spezzato il cuore, la sua lotta contro la malattia è stata la nostra. Ho avuto il privilegio di vederlo giocare, allenare, vivere questa città. Oggi siamo qui stretti vicino alla sua famiglia, alla moglie, ai figli", ha affermato all'AGI Onorato. "I romani, ma non solo, con questo grande abbraccio hanno dimostrato tutto l'affetto che hanno nutrito nei suoi confronti - aggiunge -. Con il sindaco studieremo il modo più adeguato per ricordarlo al meglio perché la sua forza gentile é rimasta nei nostri cuori".
Ha invece inizialmente evitato i giornalisti Luciano Spalletti, tecnico del Napoli. L'allenatore, entrando nella Sala della Protomoteca, visibilmente commosso ha salutato il feretro di Mihajlovic e i suoi familiari e si è seduto alle loro spalle.
"Il calcio ha perso una persona di valore, è sempre stato carinissimo con me. Ci siamo sentiti spesso negli ultimi tempi, quando allenava il Bologna e aveva bisogno di un collaboratore mi aveva chiesto informazioni su uno che io conoscevo: abbiamo approfondito lì la nostra stima e la nostra amicizia", ha poi dichiarato all'AGI Spalletti, che ha ricordato il collega come un uomo vero, "come lo vedevi nel mondo del calcio, non aveva bisogno di nascondersi: ti faceva subito capire 'hai a che fare con me quindi, se vuoi iniziare, iniziamo'. Una persona di grande valore".
Successivamente è giunto Claudio Lotito, presidente della Lazio e senatore di Forza Italia, che, dopo aver abbracciato i familiari dell'ex calciatore, ha depositato, insieme a una delle due figlie di Sinisa, due magliette della Lazio con il nome di Mihajlovic sul feretro. Il presidente, visibilmente commosso, è poi rimasto davanti alla bara.
"Un ricordo speciale, quella maglia la usava nella Lazio, noi - ha detto Lotito all'AGI - ci incontravamo anche fuori perché c'era un rapporto di famiglia. Non ha mai agito nel suo interesse personale e ha sempre avuto nel cuore la Lazio. Io l'ho conosciuto prima di diventare presidente e ricordo che aveva sempre il sorriso. Un uomo che ha tutelato il calcio con forza e dignità".
Il presidente della Lazio ha anche toccato il tema legato alle cure dei calciatori che soffrono di particolari patologie. "Bisogna approfondire alcune malattie, mi risulta che anche Vialli stia male, che potrebbero essere legate, ora non voglio fare l’esperto, al tipo di stress, di cure che venivano fatte all’epoca e ai trattamenti che venivano fatti sui campi sportivi. Per esempio - ha concluso- i vaccini servono e vanno fatti, ma nessuno sa quello che potranno determinare in futuro".
Arrivato in Campidoglio per l'ultimo saluto a Mihajlovic anche Vincenzo Montella. "Sono amico di Sinisa da 25 anni e conosco tutta la famiglia. Come allenatore - ricorda - sono subentrato a lui in quattro diverse squadre: nessuno, dal magazziniere al presidente, ha mai parlato male della persona. È successo così a Catania, a Firenze, alla Sampdoria ed è accaduto anche al Milan. Era sempre stimato come persona e penso sia il suo lascito più grande: un uomo senza maschere, come lo vedevi, era. Gli dicevo scherzando: 'speriamo che l'anno prossimo vai al Real Madrid, così poi arrivo io...'. Sinisa era un amico e ha rappresentato tantissimo anche per chi soffre".
I tifosi: “Ha lottato come un leone”
La Sala della Protomoteca, dove è stata allestita la camera ardente di Sinisa Mihajlovic, è una valle di lacrime. Migliaia di persone, dalle 10 di questa mattina, hanno raggiunto il Campidoglio per l'ultimo saluto al campione serbo. A fare da costante sono gli occhi lucidi di chi si avvicina al feretro. Donne e uomini di ogni generazione, per un dolore che - proprio come lo sport - naturalmente non ha età. C'è chi nella sofferenza dei familiari, adesso, rivive la propria: "Mio marito se ne è andato un anno e mezzo fa per un brutto male, anche se non era lo stesso" dice una donna che, piangendo, scende la scalinata verso la piazza dopo aver salutato Mihajlovic per l'ultima volta
Tifosi della Sampdoria, del Bologna, della Fiorentina, del Torino e soprattutto della Lazio: "se ne è andato un grande laziale - dice un sessantenne con la sciarpa biancazzurra al collo - lo posso paragonare alla Lazio del '74, a Giorgio Chinaglia... fa parte della stessa famiglia, perché ci ha dimostrato l'orgoglio di essere laziali".
"Sinisa ha lottato come un leone - afferma Alessandra, romana - è un grande dolore per tutti". "Quello che ho capito e apprezzato subito di Mihajlovic è stata la pasta di uomo di cui era fatto - racconta un tifoso laziale dopo aver terminato, come altre centinaia di persone, di scrivere una dedica sui libri appositamente esposti fuori dalla sala - ricordo la grande dignità e la sofferenza per la guerra in Serbia. Lui e Stankovic, che all'epoca un ragazzo, vivevano momenti di dolore e ricordo di un'intervista in cui c'erano entrambi e lui ha preso la parola, facendo un po' da fratello maggiore".
"Un ricordo di Sinisa? Un calciatore che ci ha fatto divertire tanto... scusa", dice all'AGI un altro laziale prima di interrompersi perché le lacrime gli hanno iniziato a rigare il viso. Parole strozzate in gola, a testimonianza dell'affetto nutrito per Mihajlovic.
C'è anche Bruno Giordano, storico attaccante della Lazio, alla camera ardente per Sinisa. L'ex calciatore si è intrattenuto qualche minuto con la moglie dell'ex calciatore serbo. Presente, tra gli altri, anche il direttore sportivo della Fiorentina, Daniele Pradè.