AGI - È un nuovo braccio di ferro, che apre la strada a uno stallo in bilico sul diritto internazionale e al "limbo" per decine di naufraghi: un film già visto, quello che va in onda davanti alle coste siciliane, che vedono le navi delle ong chiedere da giorni un 'porto sicuro' per mille naufraghi e ottengono, a causa di un mare in tempesta, un via libera all'ingresso nelle acque territoriali condizionato al temponecessario per avere assistenza dall'Italia.
Le quattro navi si trovano dinanzi la costa della Sicilia orientale in attesa di un porto sicuro per fare sbarcare i migranti soccorsi nel mar Mediterraneo in diverse salvataggi. Sono le tedesche Humanity 1, con 179 persone a bordo, e la Rise Above, con a bordo 90 persone dopo che due sono state soccorse da personale medico e trasferite e a terra a Siracusa; e le norvegesi Ocean Viking, 234 migranti a bordo, e Geo Barents, con 572 persone soccorse.
Delle quattro navi tre sono entrate in acque territoriali italiane con il via libera di Roma, mentre resta ancora fuori la Ocean Viking, per la quale il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, aveva minacciato il 25 ottobre scorso il veto all'ingresso. Lo aveva fatto anche per Humanity 1, ma ieri la minaccia ha lasciato il posto a un ok condizionato al tempo necessario all'assistenza, definito in un'ordinanza firmata da Piantedosi, da Matteo Salvini, ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, e da Guido Crosetto, ministro della Difesa.
Secondo i segnali dei trasponder emessi dalle navi, attualmente la Geo Barents e la Humanity 1 sono a circa 12 miglia dalla costa catanese, la prima un poco più a sud e l'altra a nord rispetto alla città etnea. La notte scorsa si sarebbero avvicinate di più alla costa per proteggersi da un violento temporale che si è abbattuto lungo la Sicilia orientale, ma poi hanno fatto ritorno in quella che definiscono la posizione di attesa. E' sempre davanti alla costa catanese, ma all'altezza di Acireale, la Ocean Viking. È davanti alla costa Ionica del Messinese, più a nord di Taormina, la Rise Above, che non è distante dalle coste della Sicilia e della Calabria. Questa mattina era al largo di Siracusa.
"Le persone che hanno i requisiti possono sbarcare. Ci facciamo carico di ciò che presentano problemi di ordine assistenziale e umanitario, senza derogare al fatto che gli obblighi di presa in carico competono allo Stato di bandiera. Gli altri devono tornare fuori dalle acque territoriali e se ne deve fare carico lo Stato di bandiera", ha detto il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi. "Noi saremo fermi su questo principio senza venire meno a obblighi umanitari su cui non faremo mai marcia indietro. Ci sono persone malate e minori, accerteremo queste condizioni di cui ci facciamo carico a prescindere dalle regole internazionali, poi la nave dovrebbe lasciare le acque nazionali. Ma la situazione è da vedere ora per ora".
Il testo del decreto fa riferimento alle note verbali intecorse tra Berlino e Roma, laddove quest'ultima chiede ala prima di fornire "informazioni sulle persone presenti a bordo della nave Humanity 1 - anche con riguardo ai profili di identificazione e a eventuali casi di vulnerabilità - sulle aree marine in cui la stessa ha operato e sulle eventuali manifestazioni da parte delle persone a bordo della richiesta di protezione internazionale".
"Tutto ciò è illegittimo - ha spiegato all'AGI il giurista e esperto di Diritti di asilo Fulvio Vassallo Paleologo - e già questi Stati hanno già comunicato che forniranno assistenza solo dopo lo sbarco a terra. Roma pone loro una condizione impossibile, e che hanno già rifiutato. Inoltre, il decreto "cita il Regolamento europeo 1624 del 2016 che è stato abrogato nel 2019 e non fa, invece, riferimento al Regolamento 656 del 2014 che invece richiama in modo cogente gli obblighi di soccorso a carico degli Stati previsti dal Diritto internazionale e il principio di non respingimento previsto dalla Convenzione di Ginevra sui rifugiati e dall'articolo 19 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea. Questo decreto - prosegue il giurista, rivolgendosi alle ong - va impugnato al tar del Lazio".
Lo stesso governo italiano si mostra oggi più cauto sull'accoglienza europea del principio secondo cui "gli obblighi di presa in carico dei migranti competono allo Stato di bandiera". "Non voglio dire che sarà accettato domattina dai nostri partner europei - ha aggiunto Piantedosi - però la giornata di ieri ci ha dimostrato, con quelle che sono state le interlocuzioni che hanno avuto il presidente del Consiglio e il ministro degli Esteri, che si è registrata una discussione che noi volevamo riattivare. Siamo consapevoli che sono discussioni che non si attuano con azioni di forze illimitate e men che meno a scapito di persone in condizioni di fragilità a bordo di navi, a prescindere da quale sia la loro provenienza e le ragioni del loro viaggio che poi si accerteranno".
"Nel decreto non è scritto che devono uscire - sottolinea Paleologo - ma si limita ad 'assicurare l'assistenza occorrente per l'uscita dalle acque territoriali'. Tra l'altro, a bordo vi sono dei minori e in base all'articolo 19 del testo unico sull'immigrazione i minori presenti in frontiera non possono essere respinti. E anche se uno degli Stati di bandiera provvedesse a segnalare i casi vulnerabili e questi sbarcassero, l'Italia non potrebbe respingere quelli ancora a bordo. Il governo italiano vorrebbe dai Paesi Ue una lista delle persone a bordo per poter effetttuare respingimenti ad personam, sulla base di presunte preoccupazioni per la sicurezza nazionale. Ma a questo punto dovrebbero respingere anche quelli presenti sulle navi della Marina, che invece vengono fatti sbarcare a terra: se determini un trattamento differenziato devi spiegarlo, altrimenti infrangi il principio di non contraddizione".
È il caso della nave Jean Francois Deniau, assetto Frontex con 88 persone a bordo, giunta nel porto di Augusta, in Sicilia, dove è attraccata da oggi anche la petroliera Zagara, che aveva a bordo 59 migranti: sono stati tutti fatti sbarcare a terra.