AGI - Diciasette persone, tra Cerignola, nel foggiano e il barese sono state arrestate dagli agenti di polizia perché accusate di appartenere o essere fiancheggiatori di una banda che asssaltava furgoni portavalori o camion che trasportavano merci pregiate. I reati contestati sono rapina in concorso, detenzione e porto illegale in luogo pubblico di armi, anche da guerra, violenza privata e riciclaggio, ricettazioni e sequestro di persona.
L’inchiesta ha preso il via dopo un assalto a un furgone portavalori nel luglio 2020, nel territorio di Cerignola. Le indagini delle Squadre Mobili di Bari e Foggia, unitamente alle Squadre di Polizia Giudiziaria del Compartimento Polizia Stradale “Puglia”, con il coordinamento del Servizio Centrale Operativo della Direzione Centrale Anticrimine e dirette dalla Procura di Foggia, hanno permesso di raccogliere gravi indizi di colpevolezza nei confronti degli indagati ad alcuni dei quali sono state contestate due rapine e due tentate rapine ad un furgone portavalori, a due mezzi che trasportavano sigarette e ad uno che trasportava merci di vario genere.
Dalle indagini, in particolare, è emerso che le azioni del gruppo criminale erano organizzate secondo un articolato schema operativo paramilitare, che presupponeva un’accurata pianificazione di ciascun assalto e che vedeva la partecipazione, a ciascun colpo, di oltre 10 persone con ruoli ben definiti in ogni fase dell’azione criminosa.
Gli assalti sono stati eseguiti con autovetture, mezzi pesanti e mezzi d’opera provento di furti compiuti da fiancheggiatori dell’associazione. Nel corso delle azioni criminose, sono state utilizzate armi di vario calibro, selezionate a seconda dell’obiettivo da colpire, tra le quali Kalashnikov.
Il gruppo criminale, prima di ogni assalto, compiva sopralluoghi e monitoraggio dei transiti dei veicoli da assaltare e preparava la scena del crimine, già alcune ore prima del colpo, mediante il taglio o smontaggio di porzioni di guardrail, la predisposizione di catene e bidoni con chiodi a punta multipla, la collocazione dei mezzi da utilizzare per bloccare i veicoli blindati da assaltare, la chiusura del tratto con chiodi a punta multipla e la frapposizione di mezzi pesanti e di auto rubate agli automobilisti in transito durante l’assalto, talvolta dandole alle fiamme per ostacolare o ritardare la reazione da parte delle Forze di Polizia.
È stato accertato, l’impiego di disturbatori di frequenza ad ampio raggio — i jammers — idonei a inibire le comunicazioni telefoniche, via radio e via web durante l’esecuzione di ciascun assalto, impedendo, di fatto, i contatti con le sale operative delle forze dell'ordine. e delle ditte di trasporto, nonché il tracciamento GPS dei veicoli colpiti.
Gli elementi di prova raccolti hanno fatto emergere un grave quadro indiziario a carico del gruppo criminale, particolarmente organizzato e capace di colpire obiettivi diversificati ed ubicati ben oltre i confini territoriali di residenza (come dimostra la perpetrazione di rapine - consumate e tentate - anche in altre regioni), sovente in prossimità dei principali snodi logistici delle ditte, impegnate non solo nel trasporto di valori e tabacchi lavorati esteri, ma anche di altre tipologie di merce.
Tutti gli assalti sono stati caratterizzati da una particolare violenza e spregiudicatezza, esponendo a un rischio elevato tutte le vittime dirette e le persone presenti sul “teatro dell’azione”.
Dalle attività d’indagine e dagli accertamenti tecnici svolti dal Gabinetto Interregionale della Polizia Scientifica per la Puglia e la Basilicata sul munizionamento utilizzato, inoltre, sono stati riscontrati importanti collegamenti tra l’assalto al furgone portavalori del luglio 2020 e altre tre rapine consumate negli anni precedenti.