AGI - Bottiglie di birra rotte, pali segnaletici divelti, scatoloni di carta accatastati, fogliame non raccolto, contenitori di alluminio buttati a terra con ancora all'interno cibo gustoso per ogni specie animale. Si presenta così il centro storico di Roma in quello che, monumenti e palazzi del potere a parte, è un vero e proprio viaggio nell'immondizia. Una città che boccheggia, quasi rassegnata, tra rifiuti che sono ormai una avvilente costante della realtà cittadina. Si comincia passeggiando per via Frosinone, a pochi metri da Villa Borghese: ai lati della strada ci sono cocci di bottiglia che si alternano a contenitori di plastica schiacciati dalle auto. La visione stona con una Capitale che, in era post Covid, è tornata a riempirsi di turisti e che dovrebbe dare di sé un volto migliore.
"E' così ogni giorno, sinceramente non ci faccio nemmeno più caso", dice all'AGI Matteo, 27 anni, che abita in zona da qualche anno. Chi confidava in un cambio di passo da parte dell'amministrazione capitolina è rimasto deluso, perchè i risultati stentano a esserci. "Roberto Gualtieri è qui da oltre un anno e in tutta onestà non vedo grosse differenze rispetto alla gestione precedente - dice il giovane -, anzi: a me pare che ci sia un netto peggioramento". E per "gestione precedente" il pensiero va ai 5 anni della pentastellata Virginia Raggi in Campidoglio la cui presenza sui media, tra emergenza cinghiali e topi, era una costante.
Continuando a girare per le vie del centro la situazione non migliora affatto: in via Savoia sul bordo del marciapiede pacchetti di sigarette vuoti si alternano a cartoni di succhi di frutta. E poi ci sono i bicchieri di plastica, i quotidani ingialliti dal tempo trascorso e persino barrette di cioccolata. Un particolare fa riflettere: un giornale buttato a terra porta la data del 3 giugno 2008. Difficile credere che in quel tratto di strada nessuno abbia più pulito da 14 anni a questa parte ma fa impressione pensare che quel giornale sia lì chissà da quanto tempo. "Se aspettate che l'Ama raccolga tutto diventerete vecchi", avverte Alessandra, una 50enne di zona. "E' così da quando mi ricordo, parliamo di anni - aggiunge -. Ma certo con questa amministrazione tutto sembra peggiorare".
A piazza Trento, a poca distanza da Corso Trieste, nel quartiere Parioli, la situazione non cambia: buste con i rifiuti adagiate fuori dai secchioni, scatoloni e carte in terra. Sacchi per gettare l'immondizia addirittura sistemati sulle panchine. Ad andare a nozze mosche e vespe che volano nei pressi dei bidoni. Anche qui, guardando tra i rifiuti, si scova una rivista con gli annunci per le case e in alto la data: giugno 2022, almeno è più recente. Il degrado urbano si tocca con mano ovunque.
E pensare che stando alla versione dell'Ama - la municipalizzata capitolina dei rifiuti -, la "colpa" dell'immondizia in strada va attribuita a quei bar e ristoranti che dovrebbero esporre fuori i loro rifiuti in un orario ben preciso per la raccolta. Ma facendolo in ritardo, sono costretti a ripiegare sui normali cassonetti occupando così lo spazio destinato in teoria solo ai rifiuti dei residenti.
"Il problema delle utenze non domestiche esiste da tempo, baristi e ristoratori del centro gettano i rifiuti nei cassonetti e i residenti, che li trovano pieni, a quel punto sono costretti a sistemare la loro immondizia a terra creando un circolo vizioso", spiega all'AGI una fonte dell'Ama. Altro problema segnalato da chi si occupa della raccolta è quello legato al numero delle persone che vivono in provincia ma vengono nella Capitale per motivi di lavoro.
Un'emergenza che dura dal 2013
"I cassonetti sono parametrati per il numero dei residenti a Roma, ma in realtà ogni giorno nella capitale ci sono migliaia di persone in più. Sono quelle che vengono da fuori: questo crea ovviamente più rifiuti da smaltire e molti meno spazi e posti disponibili per gettarli via", racconta un altro operatore.
Va anche detto, a onor del vero, che la situazione di grande emergenza va avanti almeno dal 2013: con la chiusura della mega discarica di Malagrotta la Capitale è rimasta sguarnita di impianti con un (non) sistema legato ai rifiuti precario e non autosufficiente. La gestione (trattamento e smaltimento) quasi totalmente affidata ai privati è l'altra tegola che rende permanenti le difficoltà. E i costi si impennano, tanto che il Campidoglio spende 200 milioni di euro all'anno per inviare l'immondizia in altre regioni (soprattutto nel nord Italia) o all'estero come in Olanda, Germania o Portogallo. A pagare, chiuso il cerchio, sono i romani. Ogni famiglia ha speso nel 2021, 394 euro di Tassa rifiuti (dati di IspraCittadinanzattiva) contro i 325 di Milano o i 286 di Bologna. E a banchettare tra l'immondizia sono topi e cinghiali.
"Una settimana fa ero a piazza Risorgimento, sono dovuta scappare rischiando anche conseguenze per me e per il bambino che porto in grembo. Ho avuto un attacco di panico quando una famiglia di 10 topi si è avvicinata a me, avevo paura mi mordessero", racconta Ginevra, 31 anni, incinta al settimo mese. Anche qui la zona è centrale: siamo a due passi da via Cola di Rienzo, poco distante dal Vaticano. E salendo leggermente nel quartiere Aurelio, tra via Gregorio VII e piazza Irnerio, ai ratti si aggiungono i cinghiali. Famiglie intere che si spostano per il quartiere alle volte aggredendo i residenti a passeggio con i cani.
"Li vediamo la mattina vicino ai cassonetti stracolmi di rifiuti, vengono da Pineta Sacchetti e da via della Camilluccia, scendendo poi nel quartiere Prati passando per via Trionfale. Vanno dove c'è da mangiare. "Noi ci occupiamo anche di derattizzazione", precisa l'Ama. "Ma il problema dei topi riguarda tutte le grandi metropoli europee, non solo Roma. Parigi anche è in una situazione analoga. Ormai i topi fanno parte dell'agglomerato urbano", spiegano. Più che abituarsi, bisogna rassegnarsi. Diverso il discorso sui cinghiali. "Lì qualcosa si potrebbe fare, la situazione è più grave", dice la stessa fonte.