AGI – La rimozione del murales di AleXsandro Palombo che raffigurava, davanti al consolato generale iraniano di Milano, Marge Simpson tagliarsi i capelli in solidarietà alle donne in lotta contro l'obbligo del velo ha fatto il giro del mondo. Ne hanno parlato anche Abc, Bbc News, Bbc persiana e Carolyn Omine, la producer del cartone.
Non ci sono certezze su chi ne abbia disposto la cancellazione ma l’artista, intervistato dall’AGI, si dice convinto che “sicuramente è un'opera che ha infastidito il Consolato perché in brevissimo tempo è diventata un simbolo globale” ed esprime anche la sua amarezza per il silenzio delle istituzioni italiane. "Non siamo stati noi a toglierlo, non lo avevamo nemmeno notato" dicono dal Consolato milanese.
"I giovani iraniani la stanno diffondendo in tutto il mondo"
“La sua virulenza sui social e media internazionali ha spaventato un regime abituato al controllo delle informazioni e a manipolare il pensiero – riflette -. Ritrovarsi da un giorno all'altro Marge Simpson, simbolo pop della cultura americana da sempre loro acerrima nemica, che diventa emblema a sostegno della lotta di milioni di donne è per loro inaccettabile. I giovani iraniani la stanno condividendo e diffondendo sui social e iniziano a farne copie che utilizzeranno in tante città del mondo. Il fatto che sia stata rimossa indigna migliaia di persone e ne ha aumentato il valore evocativo”.
"Risponderò, non ci facciamo intimidire"
Secondo Palombo, è “gravissimo che la politica e nessun organo istituzionale abbiano condannato il vile fatto. Stare in silenzio davanti a un atto di questa gravità significa esserne complici. Qui non siamo a Teheran o forse sì? Quello che sta accadendo a migliaia di donne iraniane può avvenire anche qui, la democrazia non è un diritto acquisito in eterno, basta un colpo di vento per spazzarla via”.
Promette una reazione: “Risponderò, non ci lasciamo intimidire perché viviamo in un paese democratico, il fatto che l'abbiano rimossa significa voler spegnere l'attenzione su un problema di portata storica e globale che sicuramente cambierà le sorti di questo regime per sempre. Distruggere questa opera indica la voglia di soffocare il suo più profondo significato”.
È possibile dunque che l’artista rifaccia il murales nello stesso punto della città o altrove. “E' un' opera di sensibilizzazione in supporto a Mahsa Amini, per celebrare il coraggio delle donne iraniane che in questo momento lottano a costo della vita per la loro libertà contro un regime dittatoriale che le opprime da quasi 50 anni. Stiamo assistendo alla 'guerra delle donne' perché è questo che stà accadendo. Arrestate, torturate e anche trucidate. La rete di attiviste iraniane che sta lottando contro il regime è fortissima, sono quasi tutte giovanissime. Stiamo ricevendo migliaia di messaggi di denuncia di torture e sparizioni imputate al regime”.