AGI - Essere "artigiani di pace" affinché "il lupo terribile della guerra sia addomesticato". Il presidente della Cei, il cardinale Matteo Zuppi, ha invitato a fare nostro "l'accorato appello di Papa Francesco indirizzato certo ai due presidenti coinvolti direttamente - un aggressore e un aggredito -, ma anche a quanti possono aiutare a trovare la via del dialogo e le garanzie di una pace giusta".
Celebrando la messa ad Assisi, nella Basilica superiore di San Francesco, in occasione della Festa per il Patrono d'Italia (alla presenza del capo di Stato Sergio Mattarella che ha acceso la Lampada votiva), Zuppi ha affidato al Santo poverello l'intera Nazione ricordando che "le difficoltà non sono affatto finite" ("lo vediamo drammaticamente nel mondo e nel nostro Paese") e "dal giogo pesante e insopportabile dell'individualismo" "se ne esce solo insieme".
"In un momento così decisivo" serve sostenere, ha sottolineato Zuppi, "l'amore politico e di servizio alla casa comune, perché nella necessaria diversità tutti concorrano all'interesse nazionale, indispensabile per rafforzare le istituzioni senza le quali nessun piano può essere realizzato".
E l'Europa deve essere "all'altezza della tradizione che l'ha creata", ha continuato Zuppi esortando il "mondo intero a non rassegnarsi di fronte alla guerra" e "sconfiggere ogni logica speculativa, piccola o grande, anonima e disumana, forma di sciacallaggio che aumenta le ingiustizie e crea tanta povertà".
Essere fratelli tutti quindi perché "abbiamo bisogno di luce, che vuol dire speranza", "in un mondo che era e che è segnato da lupi e cittadini violenti o paurosi, da torri e spade, da cavalieri e briganti, da guerre e inimicizia, inquinato da troppo odio tanto da rendere impossibile parlare di pace".
La cerimonia per la Festa di San Francesco avviene a due anni dalla pandemia e rappresenta una manifestazione di gratitudine per quanti si sono prodigati ad aiutare nell'emergenza, mettendo la propria vita al servizio degli altri. "Nella tempesta della pandemia abbiamo sperimentato tanto buio, inatteso e prolungato", ha rimarcato Zuppi che ha invitato a non dimenticare ma a raccogliere "il testamento affidatoci da chi non c'è più per colpa del Covid".
"Alcuni dei loro nomi li deporremo accanto a questa lampada - ha continuato Zuppi -. Li abbiamo raccolti proprio sapendo quanta amarezza e sconforto ha generato non poter essere vicini a loro nell'ultimo tratto della vita". Il presidente della Cei ha esortato a curare "le ferite profonde nascoste nelle pieghe della psiche" anche "tessendo comunità e fraternità".
Ha inoltre ringraziato il presidente della Repubblica "per il suo servizio, pieno di saggezza e di convinta passione per difendere gli ideali costitutivi del nostro Paese". Essere fratelli tutti per tutelare i più fragili, gli anziani ("che sono una risorsa e non un peso"), i giovani ("lottando contro il precariato"), l'ambiente, la vita e la maternità. Ad accendere la Lampada votiva quest'anno non una sola regione, come avviene di solito, ma l'intera Italia rappresentata dal capo dello Stato Mattarella che ha poi rivolto il tradizionale Messaggio alla Nazione.
"Non ci arrendiamo alla logica di guerra" "che sta rendendo il mondo più povero e rischia di avviarlo verso la distruzione", e' stato il suo appello. Serve il dialogo, "non abbiamo altro tempo oltre questo" e occorre agire insieme, ha sottolineato Mattarella. E sul profilo Twitter di Papa Francesco (Pontifex) arriva l'invito a seguire l'esempio del Santo d'Assisi "che si sentiva fratello del sole, del mare e del vento" e che "semino' dappertutto pace e cammino' accanto ai poveri, agli abbandonati, ai malati, agli scartati, agli ultimi".